Lo stesso tentativo può venire dai direttori, con lezioni di teoria e solfeggio rivolte al gruppo: il risultato a volte è quello di rendere ancora più scoraggiato il coro rispetto a un possibile successo, che si percepisce al contrario più lontano e utopico. Tutto ciò è motivato dal fatto che gli approcci alla lettura musicale offerti nel nostro Paese sono destinati a esecutori/decodificatori che utilizzano il linguaggio musicale attraverso uno strumento, vale a dire un oggetto. Diversamente, la voce umana non è uno strumento e il coro non è un oggetto. Come progettare quindi un percorso efficace di apprendimento, mirato, “su misura” per il coro? Come non stancare il gruppo, ma motivarlo e stimolarlo? Proviamo a vedere insieme qualche proposta, partendo da alcuni principi pedagogici. Come ogni buon apprendimento, anche quello musicale passa attraverso una fase cognitiva (imparo facendo, in funzione delle competenze di base), una fase associativa (ciò che so fare lo collego a concetti e linguaggi nuovi) e una fase assimilativa (pratico ciò che ho imparato e sviluppo le competenze aggiungendo gradualmente i concetti e i linguaggi). Nel nostro caso, l’educazione alla musicalità parte dall’ascolto: un orecchio allenato preparerà un cantore più consapevole e quindi più soddisfatto e gratificato. Ogni nostro progresso si genererà da un attento ascolto. Sarà bene muoversi attraverso molte attività, alcune spiegazioni, ma soprattutto la volontà di dedicarsi costantemente alla lettura… perché leggendo si impara a leggere, come cantando si impara a cantare. Provo qui di seguito a sintetizzare le tappe di un possibile percorso, mettendone in rilievo competenze di base, contenuti e strategie, per arrivare alle verifiche. Ogni direttore potrà creare, modificare, ricalcolare le proprie proposte a partire dal proprio gruppo:
Acquisiti in modo progressivo il riconoscimento e l’intonazione dei vari gradi della scala, a partire come sempre dall’ascolto, si potranno proporre esercizi all’unisono e polifonici, dai gradi congiunti a melodie più complesse. Una buona fonte di ispirazione per un percorso da modellare sul proprio gruppo può essere la collana statunitense Essential Musicianship di Emily Crocker e John Lewitt, edita da Hal Leonard Corporation. Si tratta di volumi destinati allo sviluppo della musicalità nella pratica corale: voce, teoria, lettura a prima vista ed esecuzione. Non sarà certo necessario misurare il coro sull’intera opera, ma essa potrà fornire elementi preziosi per operare scelte “su misura” per il proprio gruppo, specialmente dopo aver gettato le prime basi del lavoro sulla lettura. La stessa casa editrice fornisce un ventaglio di proposte metodologiche decisamente interessanti (tutte in inglese). E il repertorio? Il direttore avrà cura di operare da subito una ricerca attenta e didatticamente mirata agli obiettivi che sta proponendo al coro. Il repertorio di ogni genere ed epoca, destinato a qualsiasi tipo di formazione, contiene esempi che possono essere offerti come spunti di lettura/studio. Là dove esistano collaborazioni con compositori, sarà questa l’occasione per commissionare brani adeguati al livello di lettura del proprio gruppo. In conclusione: partiamo dalle competenze dei nostri cantori, perché queste dovranno essere le potenzialità sulla quali fare leva affinché il coro possa guadagnare autostima e alimentare la volontà di riuscire. Per un apprendimento efficace e duraturo sono necessari tempo e impegno, costanza e determinazione. Uno spazio della prova destinato alla lettura, se stabilito, dovrà diventare irrinunciabile, tanto quanto quello della preparazione vocale e della concertazione. Grandi orizzonti, da raggiungere un passo alla volta, con determinazione e tenacia. Buona musica a tutti, perché la musica, che appartiene a tutti, sia di tutti.