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Alfabetizzazione musicale:
L'esperienza del Centro Goitre

di Lorella Perugia
dossier "Ready to read", Choraliter 64, maggio 2021

L’alfabetizzazione è un nodo cruciale dell’educazione musicale e l’opera del didatta e direttore di coro Roberto Goitre ha certamente posto un tassello importante nel dibattito. La sua prematura scomparsa avvenuta nel 1980 ha bruscamente interrotto i suoi intenti. Il Centro Studi di didattica musicale Roberto Goitre è stato fondato pochi anni dopo, nel 1984, con lo scopo di conservare ma soprattutto sviluppare il pensiero del maestro. Il Centro Goitre è oggi un punto di riferimento nel campo dell’educazione musicale in Italia e parte attiva del Forum Nazionale per l’Educazione musicale. Dalla sua fondazione il Centro porta avanti attività di ricerca divulgando attraverso pubblicazioni e corsi di formazione per insegnanti le esperienze educative dei propri docenti. È un ente accreditato al Miur. Promuove ogni anno corsi di musica e laboratori corali per bambini, ragazzi e adulti nella sua sede principale ad Avigliana (To) e collabora con numerose scuole dell’infanzia, scuole primarie e secondarie di primo grado conducendo laboratori musicali, cori scolastici e collaborando all’organizzazione di eventi musicali. A quarant’anni dalla sua fondazione i docenti del Centro continuano a ricercare e sperimentare modalità didattiche che tengono conto dei cambiamenti sociali e culturali e dei processi cognitivi e istintivi dell’elaborazione musicale. Nel 2018 è stata pubblicata la nuova edizione del manuale teorico-pratico Insegnare musica ai bambini di E. Staiano, L. Perugia, D. Gallo, S. Brunello (nuova ed. Musica Practica, Torino 2018) che riassume il pensiero didattico del Centro e da cui questo articolo prende le mosse.

Il pensiero didattico di Roberto Goitre: cenni

La popolarità di Roberto Goitre è legata alla pubblicazione del Cantar Leggendo e, in maniera alquanto parziale, è stato spesso considerato solo come “l’importatore” del metodo Kodály e della lettura relativa (definita anche dai termini solmisazione e do mobile). In realtà Goitre aveva formulato un vasto piano di rinnovamento pedagogico-didattico musicale in Italia che comprendeva sperimentazione scolastica, formazione musicale degli insegnanti, ricerca e diffusione del canto popolare, svecchiamento dei programmi conservatoriali di Teoria e Solfeggio e lettura secondo il metodo del do mobile, ricerca didattica per avviare alla musica i piccolissimi. Roberto Goitre nel riaffermare l’importanza della lettura relativa, aveva compiuto un percorso a ritroso dalle teorie di Zoltán Kodály, attraverso il metodo inglese di fine Ottocento di John Curwen, fino a Guido d’Arezzo, il monaco italiano che intorno all’anno Mille, per primo, aveva attribuito alle note i nomi che conosciamo e usato il sistema delle mutazioni. Goitre voleva avviare anche nel nostro Paese un serio programma di alfabetizzazione musicale finalizzato al conseguimento di un’esperienza sociale attiva della musica, attraverso la pratica del canto corale e l’uso della lettura relativa. Ma andò oltre. Nel testo Far Musica è… uscito postumo, Roberto Goitre manifestò compiutamente l’organicità della sua didattica considerando, tra i primi, la musica non come disciplina a sé stante ma come veicolo privilegiato per lo sviluppo di tutte le attività psico-intellettive concorrenti alla formazione globale dell’individuo. 

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Centro Goitre e Sistema Goitre

La didattica musicale del Centro Goitre a partire dal pensiero di Roberto Goitre si integra con altre linee pedagogiche e metodi didattici storici. Essa si costruisce però soprattutto sull’osservazione diretta delle modalità di apprendimento di bambini e ragazzi e sull’individuazione di obiettivi di apprendimento regolati sulle reali necessità degli allievi. La didattica di questi ultimi anni, in particolare, è caratterizzata dalla ricerca di un equilibrio variabile di questi tre aspetti: pensieri pedagogici, modalità di apprendimento, analisi degli obiettivi che hanno portato a definire quello che oggi preferiamo chiamare “Sistema Goitre”. Nel Sistema Goitre sono state individuate tre fasi di apprendimento che orientano ogni pratica didattica di ambito musicale:
  1. Proposta in cui vengono coinvolte soprattutto attività imitative. L’insegnante propone un canto o un ascolto sul quale si andranno a strutturare, attraverso un processo essenzialmente imitativo, una serie di attività che consentono all’allievo una piena interiorizzazione del brano di partenza, in maniera più o meno consapevole.
  2. Riconoscimento in cui vengono coinvolte abilità di elaborazione dello stimolo musicale. L’insegnante guida l’allievo all’identificazione degli elementi ritmici, melodici ma anche armonici e formali del linguaggio musicale a partire dal brano proposto e interiorizzato nella prima fase. Questo avviene fondamentalmente attraverso l’uso di nomi ritmici prestabiliti che facilitano la riproduzione del ritmo con la voce, e della chironomia, che consente una prima collocazione dei suoni nello spazio.
  3. Scrittura e lettura dello stimolo musicale. Al termine di tutto il processo sopra descritto può avvenire la codificazione degli elementi del linguaggio musicale, attraverso forme di pre-scrittura analogica o ideografica e attraverso la scrittura su pentagramma e la lettura cantata, secondo i principi della solmisazione. 

Alfabetizzazione e scrittura musicale: alcune considerazioni

Il termine alfabetizzazione indica la capacità di leggere e di scrivere, anche se si parla sempre di più di alfabetismo o meglio analfabetismo funzionale: quando si è in grado di leggere e scrivere ma non a sufficienza per soddisfare le esigenze della vita di tutti i giorni. È implicito dunque che la letto-scrittura sia connessa al possesso di altre competenze che conducono alla comprensione di ciò che si legge e alla sua relativa rielaborazione. Se trasliamo gli stessi concetti all’alfabetizzazione musicale come facoltà di leggere e scrivere la musica dovrebbe essere ancora più evidente quanto a questa capacità afferiscano competenze uditivo-sensoriali che non possono mancare ai fini dell’approccio alla scrittura musicale. Questo ancor più in una società che ha perso il rapporto vivo e attivo con il canto, la musica e la danza popolari che per secoli hanno rappresentato il nostro vocabolario orale di base favorendo la comprensione e il relativo sviluppo del linguaggio musicale. Nell’infanzia ai giochi cantati e di gruppo si sono sostituiti i videogiochi o i video di YouTube, al canto e alla relazione musicale genitori/figli, nonni/nipoti sono subentrate la radio, la televisione, il web e questo senza voler dare connotazioni negative, ma per considerare la necessità di approcci che devono tenere conto di una nuova società. Leggere la musica vuol dire riconoscere in una rappresentazione grafica un vissuto sonoro-musicale in maniera sinestetica, associando simboli a rappresentazioni mentali uditivo-sensoriali. Se manca confidenza e conoscenza dei fenomeni sonori l’apprendimento di lettura e scrittura non può che essere sterile, macchinoso, cerebrale e sicuramente non musicale, inoltre, per i più, di difficile traduzione ed esecuzione. Per questo affrontare un percorso che porti alla lettura musicale vuol dire partire dall’esperienza pratica. Sperimentare in modi differenti l’evento musicale: con il corpo, con la voce, con un ascolto attivo e partecipato. Per convincersi basta pensare a ciò che accade per l’apprendimento della lingua scritta. Quando al bambino vengono per la prima volta mostrate le lettere dell’alfabeto esse sono associate a suoni che quel bambino pronuncia da anni, rappresentano il suo vissuto che conosce e riconosce. Quando si affronta la lettura musicale invece, questo passaggio spesso si trascura e non lo si verifica, dandolo per scontato senza che lo sia. Il più delle volte la lettura cantata non è neanche presa in considerazione e nel solfeggio tradizionale si associa la nota a un nome parlato e la si legge suddividendo i movimenti della sua durata. Ma questo processo non ha nulla di musicale né può stimolare una vera comprensione del fenomeno musicale che finisce per essere ricondotto a numeri e frazioni, inducendo a insegnare le durate attraverso calcoli matematici. È necessario quindi dare al termine “alfabetizzazione musicale” un significato ampio che comprende tutte quelle attività atte a rendere consapevoli e permettere la formazione di un pensiero musicale globale. Non può essere ricondotta unicamente alla lettura musicale che resta uno dei mezzi che si possono utilizzare per arrivare alla musica, ma non può rappresentarne una finalità a sé stante.

Voce e lettura funzionale nel Sistema Goitre

Il Sistema Goitre considera principalmente l’uso della voce, attraverso il gioco e la musica d’assieme, come elementi imprescindibili dell’apprendimento musicale, e punti di partenza per il processo di letto-scrittura della musica. La voce è il mezzo più immediato e naturale del fare musica e rappresenta una modalità espressiva che consente al bambino di vivere direttamente, profondamente e da subito il fenomeno musicale. Essa andrebbe stimolata in tutti i suoi aspetti: voce cantata, parlata, ritmica, espressiva. Questo nel Centro Goitre avviene attraverso canti a una o più voci, giochi-cantati di matrice popolare o ideati dai docenti del Centro, attività di esplorazione e improvvisazione vocale, drammatizzazioni, cori parlati e molto altro. La modalità del gioco è alla base di tutte le attività, sia nei bambini e ragazzi, sia negli adulti con le debite varianti ma sempre con lo scopo di coinvolgere piacevolmente e stimolare attenzione, creatività e consapevolezza. Il gioco nei bambini è un modo di essere e fare esperienza e soddisfa una vasta serie di esigenze contrapposte: fare, esplorare, conoscere, liberarsi delle energie superflue, misurarsi con se stesso e con le cose, comunicare, esprimersi, socializzare. Nel ragazzo e nell’adulto cambia le sue forme, diventa sfida, attività liberatoria, divertimento dell’apprendere, relazione con gli altri, ma non cessa. L’uso della voce viene stimolato in contesti collettivi. Il canto corale e in generale ogni attività sulla voce che avvenga in gruppo stimola la qualità di esecuzione, aumenta la creatività, permette l’ampliamento di un vocabolario di base che progressivamente si accresce di esperienze, aumenta lo sviluppo del senso ritmico e dell’orecchio armonico. Per fare musica, apprenderla e viverla è fondamentale lavorare in gruppo, cantare e suonare insieme, confrontarsi e accordarsi. Il coro nell’esperienza vocale, come l’orchestra per quella strumentale, sono mezzi metodologici privilegiati che favoriscono attenzione, capacità di ascolto, concentrazione e senso ritmico e consentono, nel contempo, di attivare un importante laboratorio di socializzazione e convivenza civile. Sono questi i presupposti su cui innestiamo il processo di lettura e scrittura. Per la lettura melodica lavoriamo secondo i principi della lettura relativa che rispetta la percezione che l’orecchio coglie del sistema tonale, chiarisce la funzione dei suoni all’interno della tonalità e prepara un fondo agevole sul quale orientarsi. È molto utile se non finalizzata a se stessa e se alternata ad altri tipi di lettura, come la vocalizzazione che impone al bambino di sganciarsi dal nome delle note e di percepire ancora più profondamente il loro colore e il rapporto esistente una con l’altra. Anche la lettura ritmica nel Centro Goitre sta imboccando strade che si basano di più sulla stimolazione uditiva e la percezione degli accenti, riconsiderando in alcuni casi cellule e nomi ritmici introdotti da Roberto Goitre. Per questo preferiamo utilizzare il termine di lettura musicale funzionale e riportare l’attenzione sull’importanza di attenersi a una percezione uditiva in senso globale e non solo rispetto all’aspetto melodico della lettura relativa. 

I laboratori di musica d’insieme

Al Centro Goitre il percorso di alfabetizzazione si svolge in quelli che chiamiamo “laboratori di musica d’insieme” in cui i bambini sono suddivisi per età e livelli di competenze. I laboratori collettivi rappresentano il fulcro di tutte le nostre attività didattiche. Non amiamo riferirci a essi con il termine di propedeutica musicale, che consideriamo svilente di una pratica che riteniamo essere il cuore di ogni apprendimento musicale. Per questo l’attività dei laboratori si può affiancare a quella corale o strumentale ma senza interrompersi o venirne sostituita. Dai 3 ai 5-6 anni il processo imitativo è l’unico mezzo utilizzato per l’apprendimento del repertorio. Da subito si pongono le basi per la percezione e il riconoscimento informale di elementi ritmici, agogici, dinamici, espressivi e legati alla percezione tonale e armonica, oltre che di alcune cellule melodiche di base. Questo percorso di interiorizzazione del linguaggio musicale avviene attraverso libere esplorazioni da cui prendono avvio giochi di movimento, attività di ascolto partecipato, ma anche danze, drammatizzazioni e canti. Si avviano pratiche di scrittura sempre molto libere di tipo analogico e ideografico. La tendenza è volutamente quella di non condizionare i bambini con preconcetti che la nostra cultura ha cristallizzato ma osservarne le risposte naturali e istintive per assecondarle nelle attività più strutturate. Dai 6-7 anni a queste pratiche si affiancano attività che mirano allo sviluppo della percezione e del riconoscimento dei modi delle scale musicali, delle funzioni armoniche, delle cellule ritmiche e melodiche e delle forme musicali. I programmi didattici costruiti sulla base del raggiungimento di competenze, abilità e obiettivi specifici, prevedono un itinerario volto a sviluppare un corretto uso della voce, l’orecchio musicale, ma anche capacità improvvisative, coordinazione motoria, espressività e creatività musicale. Dai 6 anni la lettura e scrittura musicale su pentagramma vengono introdotte con pratiche progressive e forme di pre-scrittura come la chironomia e il chiropentagramma basato sull’analogia tra mano e pentagramma: cinque righe - cinque dita. Tutte queste attività fanno uso principalmente della voce e del canto, anche a più voci, e si basano su repertori di matrice popolare italiana e dal mondo ma anche afferenti ad altri stili e generi musicali. 

La ricerca didattica continua

La didattica del Centro Goitre entra anche nella scuola di base attraverso progetti e laboratori musicali tenuti dai docenti del Centro come “esperti esterni” in scuole dell’infanzia e primaria, e arriva fino alle scuole secondarie di primo grado grazie soprattutto alla presenza di insegnanti di ruolo che sono cresciuti e si sono formati nel Centro. Il confronto didattico all’interno dell’associazione, alimentato da tutte queste diverse esperienze, favorisce la crescita e l’evoluzione del nostro approccio didattico. Le attività di ricerca e le pubblicazioni ci spingono a ordinare, organizzare, rielaborare i nostri pensieri che illustriamo e condividiamo nei corsi di formazione che vengono avviati ogni anno e che sono rivolti a insegnanti e operatori musicali. I docenti del Centro Goitre nella loro ricerca didattica sono stimolati a sperimentare strade diverse, a scardinare le loro conoscenze pregresse e avviare approcci che prendono le mosse dall’osservazione delle modalità istintive che ogni bambino mette in atto, anche verso la scrittura. Non crediamo in sistemi di riferimento rigidi, ma ci poniamo domande, incoraggiamo l’osservazione più che l’azione da parte degli insegnanti e ci impegniamo a individuare obiettivi utili per chi deve apprendere. Crediamo che per prima cosa sia fondamentale ascoltare e farsi guidare dalle percezioni istintive che ciascuno di noi ha verso il mondo sonoro e soprattutto da ciò che la musica ci insegna e ci trasmette.

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