Il carattere delle note (durata, ritmo, melodia) è indicato in braille dai punti 1, 2, 4, 5 e la mancanza o la presenza di punti 3 e 6 determina il valore della nota. Nella musica braille le armonie che prendono forma con gli accordi musicali vengono scritti secondo una sequenza precisa; viene scritta soltanto una nota, acuta o grave se viene suonata o con la mano destra o sinistra (accordo maggiore fa-la-do; la nota do viene suonata con la mano destra, acuta, e la nota fa con la mano sinistra, grave) e l’esecuzione varia a seconda dello strumento suonato. Le altre note dell’accordo vengono indicate dai simboli degli intervalli musicali.
La lettura e scrittura musicale Braille è uno strumento essenziale per i giovani non vedenti e ipovedenti, sia per approcciarsi allo studio di uno strumento che per inserirsi all’interno di un contesto musicale che possa assumere un valore sociale, come entrare nel coro di una comunità: conservatori, scuole, associazioni culturali e musicali che consentano di condividere in modo piacevole e comprensibile il proprio modo di studiare e interpretare il linguaggio musicale.
All’interno di un coro un non vedente e ipovedente, grazie alle sue capacità percettive-sensoriali legate all’udito, riesce a percepire tutti gli elementi che caratterizzano il canto corale: gli attacchi e le chiusure di un brano attraverso il respiro degli altri coristi, i tempi e le durate dei suoni attraverso il gesto del direttore di coro, ovvero grazie alle voci degli altri coristi che trasformano in suono le manifestazioni gestuali.
Inoltre la presenza della coordinazione visuo-spaziale che avviene tra coristi normo-vedenti e direttore di coro diventa una “guida” per il corista non vedente e ipovedente per cogliere e percepire l’insieme delle interazioni musicali che avvengono tra coro e direttore. «Molti pensano sia impossibile, da non vedente, riuscire a comprendere quanto chiede un direttore di coro con la sola gestualità; pensano che per farlo il corista non vedente debba assolutamente conosca già i brani e come vanno interpretati. Nulla di più falso!», afferma Daniela Nuccio, corista non vedente, che spiega:
«Non sempre conoscevo i brani che mi venivano presentati, eppure, con moltissima attenzione e concentrazione, riuscivo ad ascoltare ogni respiro, ogni dinamica tenuta dai miei compagni di coro, a volte micro-respiri del direttore stesso che, non sembra, ma sono molto indicativi. Mi è anche capitato di essere diretta da una direttrice ipovedente, Roberta, che, sapendo che nel coro per l’occasione c’erano altri cantanti non vedenti, si è subito posta il problema di come agevolarci e in fase di apprendimento ha pensato di produrre dei suoni con le mani: il battito per gli attacchi, nei brani a più voci con attacchi separati, lo schioccare delle dita per la ritmica, e la posizione della mano per la dinamica. Questo ha facilitato di gran lunga l’apprendimento e ben presto siamo riusciti a imparare perfettamente i brani e questo ha permesso a Roberta di eliminare pian piano i suoni delle mani. Sono esperienze che si devono provare perché il non vedente possa comprendere la bellezza di questo lavoro e perché così possa sentirsi più integrato».