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Rewind
La playlist nazionale dei cori... a casa

dossier "Muoversi nel web", Choraliter 61, maggio 2020

Quando la rivista nazionale corale slovena mi ha chiesto un articolo che parlasse della situazione dei cori italiani nel mezzo del momento più drammatico del lockdown, ho pensato ai molti gruppi di amici e sodali del mondo corale nazionale impegnati nei montaggi e nella pubblicazione di cori virtuali. Li avevo definiti, non senza amarezza, fari nella notte dei cori. Erano come le luci di emergenza, che si accendevano per dimostrare che nel silenzio dietro le porte chiuse ci siamo, che l’emozione strana e particolare di cantare a distanza con i propri compagni di avventure corali non è un nuovo tipo di esibizionismo mediatico, ma un messaggio di speranza rivolto a chi attende una risposta e una forse una soluzione. 

Spesso ripresi dalle televisioni locali e nazionali, i cori virtuali andavano cercati nel web o sulle pagine dei loro autori e quasi ogni giorno ne venivano proposti di nuovi, sempre più originali. È nata così l’idea di renderli disponibili tutti in un solo spazio virtuale, la playlist REwind di Feniarco. In poco tempo le pubblicazioni hanno superato quota cento, sommando e moltiplicando il desiderio della coralità di ribadire anche da casa la propria missione: unire le persone nell’amore per l’arte e nel valore della condivisione.
Per alcuni video (in particolare quello del coro di liceali romani Il coro che non c’è) sono state centinaia di migliaia le visualizzazioni in tutto il mondo. Like e commenti a video di particolare impatto sono arrivati anche da grandi nomi del panorama musicale internazionale come David Crosby, Elisa, LP. È stato un vero e proprio movimento per il diritto a cantare la speranza, diffuso da Nord a Sud e che grazie al web ha comunicato con il mondo intero.

Lo scaffale digitale di Feniarco ha mostrato i molti volti delle diverse iniziative. Si cantava anche nelle zone più colpite: il S. Antonio Davis’s Singers di Bergamo ad esempio ha alzato il proprio canto dall’isolamento con una preghiera in musica dedicata a tutti coloro che si si sono prodigati «per farci sentire meno soli e più sicuri», il coro CET di Milano ha cantato la speranza in friulano pensando agli Alpini, mentre il Coro della facoltà di musicologia di Cremona ha dedicato il video alla propria città, lanciando il messaggio che «per essere un coro basta voler cantare l’uno con l’altro», anche a distanza. Il coro Hebel immagina un condominio abitato esclusivamente da coriste che, con una sapiente regia e montaggio, si affacciano cantando a balconi e finestre, mentre i ragazzi del Coro giovanile San Pietro al Monte hanno interpretato con grazia, originalità e un sorriso di incoraggiamento un canto popolare lombardo in chiave attuale e forme vintage.
C’è chi ha scritto per i propri cori virtuali, come Ciro Caravano che ha arrangiato l’inno italiano mentre Alessandro Cadario e Fabio De Angelis hanno optato per soluzioni più pop. Si è intonato Signore delle cime «in ricordo a tutte le persone andate avanti» e c’è chi ha cantato in cinese. Alcuni presentavano i brani, altri affiancavano messaggi, ci sono stati cori regionali e realtà locali, musica pop e contemporanea, grandi classici e idee originali, montaggi che riproducono l’ordine di un’esecuzione da concerto o che cercano regie personali. A volte i cantori si sono presentati nella loro quotidianità di faccende domestiche e spiritose trovate, tra un freezer che diventa strumento a percussione e una terrazza che fa da palcoscenico. È bastato poco per innescare la creatività di direttori e coristi e il silenzio è stato riempito di musica in un inedito giro d’Italia. Abbiamo chiesto a uno dei primi direttori che hanno reagito alla chiusura con il montaggio di un coro virtuale, Tobia Tuveri, di raccontarci l’esperienza del suo coro. 

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