Un insegnante che si trova a confrontarsi con la Formazione a Distanza (FAD) deve superare ostacoli che non sono né dati dai devices né dati dagli studenti, ma solamente dall’esperienza pluriennale nell’insegnamento tramite lezione frontale. Il concetto fondamentale che ogni docente dovrebbe aver chiaro è che la FAD non può sostituire una lezione frontale, e quindi non ne può essere un semplice adattamento. Le lezioni a distanza devono essere quindi completamente ripensate e studiate per poter attuare una vera didattica efficace.
Le lezioni storico-culturali a distanza possono diventare più interessanti e stimolanti anche per studenti che non riescono solitamente a partecipare attivamente alle lezioni frontali, magari per timidezza o per timore del giudizio dei compagni di classe, insicurezze normali nel periodo pre-adolescenziale.
Ad esempio G., dopo un ascolto musicale che gli ha dato particolari emozioni e sensazioni, può essere libero di esporre il proprio pensiero in privato al docente, senza preoccuparsi di come potrebbe apparire agli occhi del gruppo-classe. Tuttavia, il risvolto negativo della medaglia è che G. non ha risolto le proprie insicurezze poiché non ha avuto la possibilità di affrontarle, rimandando l’opportunità di fare un passo avanti nella sua crescita personale.
La parte pratica del programma non è così semplice da adattare alla FAD. Basti pensare alla pratica corale: come riuscire a sostituire un laboratorio corale con studenti che spesso con il canto non hanno grande affinità? Una soluzione spendibile a livello scolastico potrebbe essere la creazione di un virtual choir, pensato in chiave didattica, magari come un gioco, ovvero ricreando a livello personale quello che succede nella lezione di classe. Frammentando il brano, gli alunni per poter accedere al segmento successivo devono rispondere con la loro personale registrazione, a cui può seguire il superamento del livello o una richiesta di correzione, tramite commento del docente.
Dopo qualche esperimento, con i miei studenti stiamo portando avanti un progetto di virtual choir, accolto positivamente dagli alunni che, stimolati dalla psicologia del videogioco, si trovano in possesso di un prodotto artisticamente valido che, oltre a essere per loro un ricordo positivo di questa quarantena, può essere speso, con le dovute misure di privacy, sui loro social media.
Concludendo, in questa didattica di slide, video e chat, c’è un grosso ma, sentito dai professori quanto dagli studenti: l’odierna tecnologia non può sostituire quella parte fondamentale della didattica che è il contatto umano puro, tanto tra allievi quanto tra allievo e docente. Si potrà lavorare sul tono di voce, sul linguaggio del corpo, sullo sguardo, ma anche il device migliore non abbatterà completamente il muro della distanza. La FAD è uno strumento formidabile che può rendere anche più intriganti per la generazione dei nativi digitali alcuni aspetti della didattica, ma vorrei riportare un commento di A., studentessa di seconda media, a favore della riflessione esposta precedentemente: «So che non è molto professionale ma mi manca prof, mi mancano tutti i miei compagni e anche la suora che controlla il corridoio e spero che tutti, ormai il prossimo anno, capiscano quanto è importante un abbraccio o anche solo una carezza». I ragazzi hanno capito che la scuola non è solo assimilazione di abilità e conoscenze, l’abbiamo capito anche noi insegnanti?