Chi è l’uomo?
«L’essere umano è uno strumento vivente: prima ricevente poi emittente.
Il cammino delle sensazioni interne del cantante,
le risonanze interne ed esterne, progressivamente rilevate,
obbligano a un aggiustamento corporeo totale, dalla testa ai piedi
e a un controllo dei cambiamenti respiratori.»
Marie Louise Aucher
Il modo con il quale parliamo, cantiamo dice chi siamo, come stiamo, cosa pensiamo. La voce è il nostro patrimonio personale, espressione della nostra originale identità. Specchio del corpo e dell’anima rivela i nostri stati di salute, testimonia il senso di stanchezza o la vitalità, la tristezza o la gioia. Quando ascoltata, accolta e compresa, la voce diventa strumento di armonizzazione e di equilibrio per ciascuno, perché permette di entrare in contatto con il proprio mondo interiore. La psicofonia®, metodo di formazione umana, consente di sperimentare un lavoro sulla voce per scoprire le corrispondenze tra uomo, suoni, ritmi, parola al fine di guidare e abitare pienamente il proprio corpo. Un tale approccio può contribuire ad aprire porte nuove: l’attività corale può trasformarsi in strumento di accordatura sia personale che collettivo e le prove, oltre a essere finalizzate a una buona performance, possono convertirsi in appuntamenti che sollecitano percorsi di consapevolezza e facilitano una diversa qualità dell’essere e del vivere di ogni cantore.
La sua fondatrice, Marie Louise Aucher, una cantante francese professionista, ha messo in luce le componenti psicofisiche implicate nell’emissione vocale e nella recettività corporea ai suoni. Dopo aver studiato le corrispondenze con i principi base dell’agopuntura, ha elaborato alcuni schemi fondamentali che illustrano la complessità del fenomeno vocale con le sue implicazioni motorie, emotive, affettive, mentali, spirituali. Tra le sue testimonianze più significative c’è la dettagliata cartografia delle risonanze secondo la scala dei suoni, depositata nel 1960 all’Accademia delle Scienze di Parigi, che documenta la relazione tra le frequenze della scala e il corpo umano nella sua interezza. Tale mappa è stata elaborata grazie anche a un intenso scambio di conoscenze con il professor Paul Chauchard, neurofisiologo della Sorbona, cofondatore della psicofonia. Tra gli obiettivi della disciplina c’è quello di presentare e proporre, attraverso la voce parlata e cantata, un approccio auto-sperimentale di armonia fisica e psichica dell’essere umano.
«Accordando la parola alla vibrazione, l’essere riapproda all’epoca mitica di prima della torre di Babele».
In quanto fenomeno acustico la comunicazione sonora agisce mediante onde vibratorie. Abbiamo uno strumento da esplorare e da accordare: il nostro corpo, strumento in divenire, elaborato e complesso, che suona e risuona contemporaneamente. Si modifica con l’uso, si ricostruisce a ogni utilizzo… possiamo migliorarlo all’infinito! Affinando lo strumento migliorano i suoni e possiamo conquistare una voce più libera e carica di energia. Solo conoscendolo bene riusciamo a comprendere attraverso quali gesti, quali modalità respiratorie, la voce ci permette un ingresso in sé che favorisca e consenta un aggiustamento fisio-psichico. Se il corpo non vibra, il trasmettitore è in parte fuori servizio. Nasce da qui la necessità di rimettere in sesto lo strumento affinché si ristabilisca un sano rapporto e si vada alla ricerca del proprio centro, quel nocciolo che la tradizione giapponese chiama Hara.
La proposta psicofonetica facilita questo processo di ricerca aiutando ciascuno a coscientizzare il bisogno di un percorso personale. Invita a partire per un viaggio interiore per sentire il proprio corpo, ascoltarlo e risvegliarlo a una nuova sensorialità. Per Marie Louise Aucher l’essere umano è ricevitore e trasmettitore insieme, esploratore ma anche maestro di se stesso. Dedicarsi al canto significa dunque cominciare a viaggiare per cercare nel suono una nuova verità vibratoria che aiuti a riconoscersi e a dare voce alla propria voce. Solo attraverso un lavoro di lungo respiro l’adulto si erigerà come un bambino ben cresciuto, sarà presente a se stesso nello scegliere parole giuste e usare intonazioni accordate e ben centrate.
Definita anche yoga del suono la psicofonia, come ogni buona pratica, utilizza diversi preliminari per esplorare e risvegliare l’Uomo Ricevente. Sbadigli, stiramenti, spolverate, sono passaggi necessari per entrare in gioco, lasciar fuori i movimenti veloci, i pensieri, mettersi in ascolto del proprio ritmo e comunicare con il proprio corpo. Nessun suono valido uscirà dalla laringe se le mani, i polsi, le braccia, i muscoli del collo e del dorso, la mente ecc. sono tesi e bloccati. Molti cantori che hanno vissuto esperienze di psicofonia conoscono i benefici della decontrazione sonora e il piacere di ri-posarsi, poggiandosi al suolo leggeri come una farfalla, ma presenti col peso giusto.
Sbadigliare prima o durante le prove aiuta a prendersi cura di sé, a sentire una nuova libertà espressiva, perché lo sbadiglio favorisce lo stato di apertura e disponibilità mentale. Sbadigliamo per ossigenare il sangue, raffreddare il cervello, distendere l’albero respiratorio, rilassarci, aumentare lo stato di vigilanza, favorire la circolazione e lo scambio respiratorio tra il corpo e l’ambiente.
È possibile indurlo o modularlo, così da produrre energia da usare come carburante, per compensare una carenza energetica di risorse primarie. Grazie agli stiramenti il corpo si libera dalle tensioni, aumentano le capacità percettive, si risveglia il nostro essere nella totalità.
La respirazione olfattiva viene denominata cerebrale; è la respirazione che coniuga il lavoro polmonare con una partecipazione mentale e neurologica dai molteplici effetti benefici. Essa determina una ossigenazione pacifica, riposante, rassicurante e tonica.
Proviamo ad annusare una goccia di olio essenziale e ascoltiamo la direzione dell’inspiro. Fin dove arriva? Come attraversa il corpo? E quali ricordi emergono? Come diventa il ritmo del respiro? Cosa cambia all’interno?
Riaffiorano ricordi, rivediamo antichi filmati e nel rivederli le emozioni emerse cambiano di tonalità. Grazie alla respirazione olfattiva contattiamo la maschera del viso e lasciamo che nascano libere associazioni: quelle che la psicofonia denomina immagini mentali. L’olfatto indica la strada per una più giusta emissione; le parole, i suoni guidati dalla respirazione olfattiva emergono i(n)spirati. Favorire le immagini mentali grazie a vocalizzi specifici che aiutano a riconoscere la posizione del suono, a favorirne l’espressione e a ricercare la voce giusta, definita così perché è il risultato di una parola composta: la voce che giù sta.
Quale direttore, quale cantore non si è imbattuto nel problema di riuscire a localizzare la gravità del suono, la sua giustezza?
Ritorna il concetto di fondamenta, radice, base. Cercare, scoprire, mettere in vibrazione i Punti del Cantore per individuare il luogo di produzione del suono e ascoltare la voce nelle diverse parti del corpo. È attraverso una nuova qualità di ascolto che un vocalizzo diventa una traccia per sé di sé.
Cosa ho sentito? Dove, come? La domanda diventa di rito ed è dalle singole risposte che il maestro apprende l’unicità dello strumento che ha davanti. Lo schema che segue rappresenta una sorta di linea guida per proporre vocalizzi mirati che aprano a un nuovo ascolto di sé e del corpo. I vocalizzi psicofonetici ci fanno entrare nel vivo della proposta vocale; acquistano ancor di più senso se praticati con una esperta di psicofonia che guidi l’emissione in modo adeguato. Gli esempi che seguono rappresentano una piccola traccia di lavoro.
Immagine visiva: il sole che si alza nel cielo, luminoso, caldo…
Le mani protese in avanti accompagnano l’elevazione del sole nel cielo. Apertura del plesso solare; amplificazione naturale dell’emissione.
Portare il palmo della mano con una goccia di olio essenziale verso il naso e inspirare.
Favorisce il respiro cerebrale, aiuta a percepire la respirazione in particolare nel dorso.
Esempio semplificato
Esempio completo
Cantare marciando. Sperimentare diversi tipi di appoggio e giocare con l’equilibrio e la direzione. Vocalizzo per il radicamento, la verticalità.
Uno dei concetti più affascinanti della teoria della Aucher è quello del cosiddetto cocon du chanteur: bozzolo del cantore. Si tratta dello «spazio fisico che avvolge il soggetto ed è riempito dalla stessa vibrazione della voce». Vi è mai capitato che durante le prove il cantore cominci a desiderare più spazio o che nella scelta di un’esecuzione spazializzata l’equilibrio tra la distanza dei cantori e l’ambiente richieda un certo tempo di ascolto? Il canto allarga il nostro spazio energetico, quello che determina i confini tra me e l’altro. Averne consapevolezza è una grande ricchezza.
«L’espressione istintiva delle emozioni distribuirà lungo il corpo, negli stessi luoghi dove i fenomeni di inibizione provocano dei processi di blocco e contrazione, dei punti di sfogo (degli zampilli) spontanei».
Queste zone, la prefrontale, la diaframmatica, la perineale, sussultano spontaneamente all’evocazione di situazioni affettive che si esteriorizzano attraverso delle esclamazioni, aiutando a localizzare i diversi suoni e a focalizzare le sensazioni: Mmmm… (che bontà); Oh (tonalità bassa) di delusione o soddisfazione; Hei… per chiamare; Uhauuu (meraviglia); O lalà stupore… Queste sollecitazioni corporee contribuiscono a rinforzare il principio che il suono ci risveglia, ci identifica, ci ridesta.
Praticare i vocalizzi d'espressione per scoprire ulteriori punti d’appoggio del respiro. Potremo localizzare lo stupore, l’ammirazione, il lamento, l’esitazione, la risata, l’indifferenza, la suspense, la gioia ecc. «Quando possiamo costruire dei riflessi tecnici sulla profondità delle emozioni umane, non abbiamo allora creato una sintesi che permette all’essere umano di esprimere liberamente, tramite una parola vera e sincera, la potenza del pensiero fatto corpo?». Mettendo nel canto un po’ delle energie che i vocalizzi d’espressione suscitano, i suoni diventano più vivi e vibranti e arrivano al cuore di chi ascolta.
«I piedi sulla terra, la testa al cielo. Nel mezzo l’essere umano è trasformatore». Il canto è il risultato di più azioni simultanee. Dopo aver ristabilito il radicamento al suolo per ritrovare o ricostruire una vera verticalità, le prove proseguono cercando nel corpo le risonanze, armonizzando la postura, controllando gli appoggi. Flessioni, allungamenti, piccoli colpi per i legamenti e le ossa, massaggi sonori in scala e, partiture alla mano, allenare la ricettività, masticare bene il testo, stare nell’ascolto interiore ed esteriore, creare un respiro che faccia spazio, essere presenti a ciò che si canta collegando conoscenza, corporeità ed emozioni, per emettere suoni che ci facciano diventare contemporaneamente interpreti e armonizzatori della musica e di sé.
Tanti fili, che nel corso della mia vita e dei miei studi sembravano destinati a procedere separati, si sono incontrati grazie anche alla formazione francese in psicofonia. Studiare, conoscere, eseguire musica sono diventate occasioni di ricerca personale, artistica, musicale, che hanno trasformato gradualmente il mio modo di vedere/fare/proporre la musica corale. A partire dai principi base della psicofonia, che permette a ciascuno di costruirsi nel rispetto di sé e degli altri e di esprimersi in pienezza, abbiamo costruito nel tempo, con uno splendido gruppo di lavoro, un percorso che ha coinvolto diverse fasce d’età. Centrale l’obiettivo di un fare/essere musica apprendendo a cantare integrando corpo, mente, cuore, anima, per esprimere i propri talenti, toccare il cuore di ciascuno e del buon canto. Le proposte si sono arricchite delle diverse esperienze che hanno dato vita, nel tempo, a contenuti e contenitori specifici e consolidati.
«Si può dare solo ciò che si è ricevuto: la voce, un dono che ci è stato donato!». Il primo campo di applicazione è il lavoro con le mamme in attesa. Attraverso il canto le future madri si preparano al tempo della creazione, come momento di nascita e di rinascita. L’esperienza vocale, grazie al lavoro corporeo, al respiro, a vocalizzi mirati, diventa il filo conduttore di una serie di passaggi che portano la gestante ad accogliere e a integrare i cambiamenti e a realizzare un contatto amorevole con il bambino.
Alla nascita la mamma ha bisogno di continuità. Il piccolo cerca la voce materna che ha ascoltato nel grembo, ne riconosce il timbro, l’intonazione, gioisce nel ritrovare le nenie e nel ricrearle insieme. Mamma e bambino si incontrano nell’ascolto di suoni e canti che favoriscono lo sviluppo della relazione. Attraverso filastrocche preparate per l’occasione, gesti suono, piccole danze, canti-gioco da vivere in coppia o nel gruppo intero, si realizza una vera sintonizzazione affettiva.
La crescita continua cantando. Ascoltando o cantando brani rilassanti o stimolanti i genitori sperimentano presenza e contenimento. Si lavora per creare uno spazio di condivisione emotiva, di gioco e di stimolo della fantasia, proponendo un repertorio musicale che faccia da efficace supporto alla relazione mamma-bambino nei momenti della giornata più significativi. La musica così diventa uno strumento di facile utilizzo per la mamma, anche nella quotidiana gestione di situazioni di stress (sonno, fatica, pianto, dolore…) per ricercare nuovi accordi e sintonie.
Il canto con tutti i membri della famiglia può essere un’opportunità educativa e di benessere, un’occasione di esplorazione, d’incontro, un momento di scoperta, di gioco e di rilassamento, una possibilità di piacere. Ogni appuntamento è dedicato a un tema che fa da filo conduttore. La struttura dell’incontro è pensata per alternare momenti di ascolto a giochi sonori, dialoghi strumentali, piccole danze. Il brano di apertura e il saluto finale rimangono fissi e assolvono alla medesima funzione di rassicurazione e contenimento.
E-ducare a essere coro per noi significa condurre fuori da, usando un metodo maieutico che invita il cantore a dare voce alla propria voce, cercando e costruendo un suono che non sia il risultato di una fabbricazione esterna che segue dei canoni estetici elaborati a priori, ma di una edificazione interna. Creata la giusta atmosfera, infusa la fiducia, sollevato l’entusiasmo, ciascun cantore può riformulare il proprio personale progetto: ritrovare la voce ricevuta in dono e cominciare le sue prove di navigazione autonoma.
Nel coro di voci bianche, giovanile, misto, l’esperienza psicofonetica può aiutare a crescere in tal senso, generando graduali trasformazioni nel proprio strumento e nell’insieme. Il corpo, esplorato consapevolmente, comincia a nutrire la voce, colorarla, rendendola viva e incarnata. È possibile osservare visibili trasformazioni nello sguardo che diventa più mirato, l’udito più raffinato, il gusto sensibilizzato, l’olfatto più attivato. Una diversa energia comincia a circolare. La sensazione di un respiro ampio, la scoperta di un gioco condiviso facilita e apre la strada per sperimentare la possibilità di fare coro cantando per se stessi e per gli altri liberamente e di trasformare, ciascuno con il proprio tempo, l’Io canto in Io mi canto… perché cantarsi è ritrovarsi, centrarsi, abitarsi, costruire un nuovo modo per vivere il coro, per esserci in coro.
Fornisci fiducia e giusto valore
Apri e nutri di vibrazioni il cuore
Liquida emozioni in eccesso
Accogli i suoni nel corpo adesso
Libera la mente
Allena l’osservare
Lasciati andare
Affidati all’ascoltare
Dai senso a tutti i sensi respira l’orizzonte
E tra le tante voci compatto sarà il ponte
La vita è un’occasione davvero importante
Vivila nel coro con arte… da cantante.
Ho scritto di psicofonia con l’intento di trasmettere ciò che ho ricevuto in questi anni in Francia attraverso i livelli formativi (full immersion esperienziali finalizzate alla conoscenza e alla sperimentazione) e grazie alle applicazioni pratiche vissute. «Riconsiderando il valore di ciò che si riceve si approfondisce il senso della trasmissione stessa» (F. Cappa, L’eredità dei saperi). Gli insegnamenti appresi si sono trasformati in testimonianza e la traduzione in un’occasione formativa e divulgativa. Guidata dalla consapevolezza delle aperture e dei benefici possibili e dal desiderio di trasmissione, ho lavorato in questi anni per implementare i contenuti della psicofonia nell’attività corale. In questo articolo ne ho focalizzato solo alcuni aspetti, consapevole che le parole diventano sapere solo attraverso l’esperienza.