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Consigli da un passato... non troppo remoto
Manuel Garcia e la sua arte del canto

di Enrico Correggia
dossier "Il cantore consapevole", Choraliter 63, gennaio 2021

Figlio d’arte, Manuel Garcia crebbe in un ambiente assai stimolante. Suo padre, omonimo, fu una vera e propria leggenda dell’opera nel primo Ottocento. Le due sorelle, Maria Malibran e Pauline Viardot, furono due dive dalla carriera sfavillante. Lui, poveretto, del canto fu una meteora: cantò come baritono per quattro anni con risultati piuttosto scarsi, prima di ritirarsi definitivamente. Il suo grande talento, però, fu l’insegnamento che esercitò con grande profitto in sedi prestigiose.

Sua altra passione fu la foniatria: fu, infatti, l’inventore del laringoscopio e ricevette la laurea honoris causa in medicina dall’Università di Königsberg. L’unione di queste due abilità si concretizzò in un trattato, il Traité complet de l’Art du Chant (1840-1847), in cui, per la prima volta, venivano abbandonati i modi empirici della trattatistica classica per adottare un approccio più scientifico.
Fin dalle prime battute del testo, è chiaro non si tratti di un banale eserciziario o una semplice guida su come cantare con gusto: ampio spazio è dato anche alla cura e alla preservazione dell’organo vocale, come leggiamo in questo passaggio:

V’hanno distinti cantanti che hanno l’abitudine d’esercitarsi sur un piano di corista più basso di quello che i fabbricatori di stromenti impiegano d’ordinario, e che l’uso ha fatto introdurre nelle orchestre. Senza questa precauzione, l’eseguimento ripetuto d’un passo diventerebbe troppo stancheggiante; e gli allievi che non vogliono adottare questo metodo, faran bene se non altro di trasportarlo in un tono inferiore.
Sono nocivi alia voce, tanto lo studio prolungato d’un istromento qualsiasi, quanto gli esercizj del corpo troppo violenti. […]
L’esercizio del canto fatto in ore troppo vicine al pasto nuoce alia digestione ed altera la salute. Cantare in un appartamento sordo, ovvero di contro ad ostacoli, tali che un piano verticale, una tapezzeria, un muro ecc; e lo stesso che esporsi senza niun guadagno ad un’ingente fatica di gola e polmoni. Le vivande irritanti, gli olj contenuti in certi frutti secchi, le bibite riscaldanti sono cose contrarie all’organo. Gli alimenti del cantante sieno sani e semplici. È chiaro che appena la gola provi il più leggero malore è forza sospendere ogni esercizio.

Ogni suono andrà preparato e progettato con cura, in modo da poter mantenere alta la funzionalità ed evitare pericolosi eccessi.

Il suonatore puó cambiare l’istromento se troppo usato; il cantante invece, perduta una volta la voce, l’ha perduta per sempre.
Convien dunque esercitarsi moderatamente, facendo precederé l’esercizio mentale al materiale, ad oggetto d’evitare incerte esecuzioni, che non servirebbero ad altro che a stancare l’organo anche il piü robusto, invece ch’essere un mezzo di progredimento.

Di particolare interesse per il cantore moderno restano sempreverdi i consigli sull’articolazione delle consonanti. Per un retaggio culturale improprio che cela una forma di pigrizia, troppo spesso sacrifichiamo l’intelligibilità del testo a favore del legato. Ma Garcia stesso, proprio nell’apoteosi del legato, sente il dovere di affrontare l’argomento.

Ad oggetto di esercitare gli organi, di sviluppare tutta la loro energía, o di vincere la loro abituale mollezza, conviene studiarsi di riunire ad ogni sillaba la consonante della sillaba seguente, pronunciando marcatamente la nuova serie di sillabe risultanti da tale processo. In questa guisa, son sempre le vocali che cominciano la sillaba, e le consonanti che la finiscono. Esempio: «Deh parlate che forse tacendo. – Dehp…arl…at…ech…ef…ors…et…ac…end…o». […]
Questi esercizj sulle sillabe, che noi consigliamo, devonsi riguardare semplicemente come un mezzo speciale tendente a perfezionare le facoltá meccaniche degli organi dell’articolazione, non mai come un sistema da seguirsi nella pronuncia delle parole riunite alla melodía.

Spesso, però, la percezione interna ci frena, facendoci credere di star facendo abbastanza e mettendoci un freno prima di esagerare

Essendo l’articolazione il più necessario elemento di una pronuncia intelligibile, il bisogno di essere compresi fa sì, che in generale si appoggi sulle consonanti in ragione dell’intensità della voce e della vastità del locale; in conseguenza, appoggiasi più forte quando si declama che quando si parla, ed ancor più forte quando si canta.Senza un tale accrescimento di azione negli organi, l’attacco della consonante, il mordente della sillabazione, spariscono in forza del fatto stesso dell’intensità del suono, o in forza della dispersione della voce in un vasto locale. […]
La consonante presenta al cantante le medesime risorse che il colpo d’arco o il colpo di lingua offrono al suonatore.
Diffatti, la consonante serve a colpire la misura, a renderla incisiva, ad accelerare o rallentare il movimento, ad accentare i ritmi.

Perfettamente in continuità con le scuole dei secoli passati è il capitolo sugli affetti. Non mancano utilissimi consigli per ricordarci l’importanza dell’intenzione ed evitare quell’effetto di sgradevole imbarazzo che deriva dal cantare allo stesso modo un canto di lode e un lamento funebre.

Se si pregasse oppure si minacciasse con timbri, con modulazioni, con accenti diversi da quelli che la preghiera o la minaccia esigono, invece che intenerire o intimidire, non si farebbe che rendersi ridicoli. […] Ad oggetto di scoprire il tono di ciascuna affezione e le gradazioni che porta seco (il timbro, il movimento, il grado di forza nell’articolazione ecc.), l’allievo dovrà leggere attentamente le parole, poi arricchirsi di tutte quelle cognizioni che gli facciano pienamente conoscere il personaggio; prese queste precauzioni, reciterà la sua parte declamandola senza musica. In quest’ultimo studio ei porrà tutto quell’abbandono e quella spontaneità come si trattasse dell’espressione d’un sentimento suo proprio. […]
Ció non ostante, pur consigliando a far risaltare cadaun sentimento, dir non si vuole che faccia d’uopo rendere l’imagine di ogni parola, ed esprimerla partitamente. Conciossiaché sarebbe ció falso, nonché puerile. Non si dovrá dar importanza a’particolari, se non in proporzione dell’importanza loro relativamente all’insieme.

Chi, comunque, da principio, non possedesse mezzi vocali particolarmente importanti, può, in ogni caso, dedicarsi all’arte del canto. L’unico vero nutrimento della voce è sempre una corretta respirazione.

Qualora un cantante non sia fornito d’una voce abbastanza robusta per riempire un grande locale, dovrà attentamente evitare di ricorrere agli sforzi ed all’esagerazione. Atteso che e l’esagerazione, e lo sforzo, in luogo di recar vantaggio ai mezzi dello strumento, ne farebbero perdere invece la freschezza e la sicurezza, comunicherebbero alla voce un colorito ruvido e gutturale, e, s’anco altro non fosse, l’esporrebbero a gravi pericoli. L’esperienza dimostra che il solo mezzo d’aumentare l’intensità delle voci consiste nel rinforzarle moderatamente e nel nutrirle con una corrente di fiato bene economizzata e continua. Una spinta regolare e prolungata può sola smuovere e far risuonare la massa d’aria raccolta in un vasto ricinto.

Sul trattato di Garcia si è detto di tutto. Sostenitori e detrattori continuano a farsi la guerra attribuendogli ogni bene e ogni male. Purtroppo, per comprenderlo a fondo, non esistono registrazioni degli esempi e le parole hanno dei limiti, non ultimo quello di cambiare significato e accezione col tempo. Ma per farsi un’idea del contenuto la soluzione migliore è sempre la stessa: leggerlo e considerarlo nel suo contesto.

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Trattato completo dell’arte del canto
E. Garcia
Codice di edizione: ER 2185
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