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Nulla per scontato
La postura del direttore di coro

di Matteo Valbusa
dossier "Quel passo in più", Choraliter 65, settembre 2021

Nello studio della direzione di coro o d’orchestra, la posizione del corpo è quasi sempre il primo argomento di lezione per impostare una corretta tecnica direttoriale. Tuttavia nei manuali vi si dedica appena qualche riga, e nella vita reale poi ci si dimentica di controllare la postura durante il lavoro. Diventano bei ricordi delle prime lezioni e di qualche masterclass, utili certamente, ma non essenziali per la professione del musicista.

In realtà, se ci mettiamo dalla parte del pubblico, la figura del direttore, il suo sguardo, il suo modo di fare sul palcoscenico sono elementi di grande importanza: tutti rimaniamo impressionati dalla figura dei grandi direttori fin dal momento in cui prendono posto sul podio. Anche tra musicisti, o tra coristi, si dice spesso che il valore di un direttore si vede subito: da come entra, da come ci guarda, da come si pone nei primi istanti.
Sia chiaro che alla base del lavoro di un direttore ci sono anni di studio, ore e ore di analisi e preparazione. Si costruisce valore cercando ogni volta di entrare nella partitura che abbiamo davanti, di conoscerla nei minimi dettagli. La tecnica della direzione ci aiuta a comunicare queste conoscenze ai nostri coristi, ai nostri musicisti. Ci permette di farli partire insieme e procedere uniti, con un’unica intenzione.
In questo articolo scopriremo quanto è importante per un direttore avere una buona postura, mantenerla e correggerla quando necessario. Vedremo insieme cosa succede nel nostro corpo nei diversi momenti di una prova o di un concerto, e che effetto possono avere i nostri atteggiamenti sugli esecutori e sul pubblico. Inoltre troveremo alcuni consigli su come tenere “in forma” il nostro corpo e la nostra mente, perché siano uno “strumento” sempre messo a puntino, pronto per dirigere senza problemi.

La figura del direttore

Alla base della tecnica della direzione, prima ancora dell’impostazione del piano di lavoro e degli schemi, troviamo certamente la ricerca di una corretta postura. Questo è un requisito essenziale per ottenere un gesto libero e sciolto, ma è innanzitutto un elemento chiave per il benessere fisico e per migliorare la nostra figura.
Quando si parla di “figura” non si intende la mera ed effimera bellezza esteriore, ma nella fattispecie si tratta di un aspetto esteriore che noi possiamo facilmente migliorare, curandolo nella pulizia e nella forma, perché risulti rilassato e libero. Qualità del corpo queste ultime, rilassatezza e libertà, su cui è più agevole impostare poi una tecnica di direzione efficace e un canale di comunicazione diretto con chi ci sta davanti.
Effettivamente, ogni passo della didattica della direzione ha come scopo la costruzione della professionalità del direttore, il cui ruolo di leader lo pone, volente o nolente, al centro dell’attenzione. Questo genera aspettativa e quindi notevole tensione psicologica, che se trova un corpo contratto può mettere in difficoltà, far traballare la concentrazione, alla lunga far nascere notevoli problemi fisici.
Solo una mente abituata a governare in condizioni “normali” le varie parti del corpo, con l’esercizio e l’esperienza riesce a stabilire una buona rilassatezza anche nei numerosi momenti di tensione: nel nostro caso una prova importante, una masterclass, un concerto, un concorso. Circostanze piuttosto frequenti nelle nostre vite di musicisti!

Gli elementi base di una postura corretta in stazione eretta

Ci posizioniamo davanti a uno specchio a figura intera, strumento essenziale di studio della direzione, e analizziamo la nostra posizione partendo dalle fondamenta:

Equa distribuzione del peso sui piedi
In posizione frontale cerchiamo equilibrio e stabilità, quindi non uniamo i piedi ma li allarghiamo a larghezza spalle (non di più). Attenzione: il peso deve essere equamente distribuito sui due piedi. Ci aiuta pensare una linea verticale che ci attraversa, dividendo in due parti simmetriche (destra-sinistra) il nostro corpo. Distribuiamo il peso sui tre punti dei piedi: avampiede, arco esterno della pianta e tallone. Le ginocchia rimangono dritte, ma non bloccate.

Respirazione bassa e regolare
Trovata questa prima “centratura”, ci concentriamo subito sulla respirazione, vero motore del canto e della musica. Sarà fondamentale curare una respirazione corretta, che sia di esempio per i nostri cantori o musicisti, che ci doni tranquillità e benessere. Inoltre, essa sarà collegata alla tecnica della direzione e alla tecnica vocale del coro, quindi prepariamoci a usarla proprio come la usa un cantante.

Tonicità addome e glutei
Successivamente, posizionandoci di fianco, allo specchio possiamo verificare subito gli allineamenti: testa-busto, spalle-fianchi. Ma prima di correggerli direttamente, mettiamo altre importantissime basi: l’allineamento è infatti supportato dai muscoli stabilizzatori, in particolare gli addominali e i glutei. È necessario che questi siano tonici: una loro leggera contrazione tiene in equilibrio il bacino e alleggerisce il carico sulla schiena (trucco: basta pensare di portare l’ombelico verso la schiena). Tutto risulta così più facile e immediato! Naturalmente si deve sempre cercare un punto di equilibrio: una eccessiva contrazione è dannosa per il corpo e per la mente. Come trovare dunque il giusto bilanciamento? Un esercizio molto utile si può fare con il bacino (antiversione - retroversione), controllando la zona lombare. Inclinando il bacino in avanti (antiversione) il fondoschiena si muove all’indietro verso l’alto e si pronuncia la lordosi lombare, ossia l’inarcamento della parte bassa della schiena; inclinando poi il bacino all’indietro (retroversione) il fondoschiena rientra, i glutei si contraggono e la zona lombare si appiattisce. È utilissimo ripetere questo esercizio più volte per guadagnare mobilità e migliorare la percezione del movimento, così da poter trovare un punto centrale di equilibrio. In questa posizione del bacino, la zona lombare non è sovraccaricata, glutei e addominali lavorano il giusto per stabilizzare il corpo, ed è più facile ottenere una buona postura generale.NB: in questo esercizio è molto importante non flettere le ginocchia e non muovere avanti e indietro il busto. Si muove solo il bacino.

E ora, finalmente, vediamo gli allineamenti superiori:

Allineamento spalle - fianchi
Spesso le spalle stanno troppo avanti e chiuse (ci troviamo gobbi) o per eccesso di zelo le apriamo eccessivamente generando inutili tensioni. Per trovare il giusto punto di equilibrio possiamo ruotare le spalle all’indietro 4-5 volte (adduzione - abduzione scapolare), e fermarci nella posizione mediana con le spalle basse e rilassate. Ecco trovato l’allineamento spalle-fianchi.

Allineamento testa - busto
Sovente la testa rimane troppo avanti rispetto al resto del corpo. Alziamo la sommità del capo e la allineiamo con il busto, come se fosse un proseguimento della spina dorsale. La fronte è alta e aperta, ma attenzione a non sbilanciarci all’indietro.

Abituarsi all’equilibrio

Al termine di questo percorso ci troviamo di certo dritti, ossia centrati e allineati. La stessa linea verticale ci attraversa dall’alto in basso, dalla sommità del capo fino al terreno in mezzo ai piedi. Testa, spalle, busto, bacino sono perfettamente in asse e l’equilibrio è garantito. Il rischio a questo punto è di sentirci “ingessati”. Niente paura: mantenendo la postura, ci concentriamo sulla respirazione diaframmatica, che ci donerà subito rilassatezza. In ogni caso, non si cada nel tranello: la postura corretta non genera tensione, ma anzi favorisce l’equilibrio fisico e interiore. Una costante attenzione verso questi aspetti contribuirà a sviluppare presto una consuetudine, una ricerca automatica della posizione corretta. A questo fine, una volta compresi gli elementi di base, è utile memorizzarli e renderli automatici con alcuni esercizi utili per guadagnare una postura corretta in poche mosse.

Esercizio 1

  • Mi posiziono con la schiena e la testa appoggiate a un muro, mentre porto i piedi mezzo metro avanti, larghi come le spalle. 
  • Stacco il fondoschiena, poi le spalle, infine la testa. Con queste tre rapide azioni mi sono staccato dal muro e ho guadagnato la posizione eretta.
  • Verifico allineamento e centratura, respiro profondamente. 

Esercizio 2

  • Da seduto, gobbo, immagino un burattinaio al piano di sopra, che mi solleva con un filo attaccato alla sommità del mio capo. La testa si alza, la schiena si raddrizza, mentre le spalle rimangono basse.
  • Da qui, con un movimento unico mi alzo in piedi.
  • Verifico: plesso solare aperto, spalle basse, fronte alta.
  • Respirazione bassa, che sarà poi collegata al gesto.

Arrivati a questo punto ci accorgiamo di come la nostra “figura” sia migliorata, o perlomeno di come abbiamo acquisito nuova consapevolezza di un gesto che facciamo tutti i giorni: alzarci e stare di fronte alle persone.
Il ruolo di leadership del direttore ci impone di non dare per scontato nulla, nemmeno un’azione semplice e quotidiana come questa. Ogni gesto che compiamo, seppur con estrema naturalezza, è un gesto di comunicazione che influenza le persone che abbiamo davanti.
La tranquillità genera sicurezza, l’ordine facilita l’impegno, la bellezza dà ispirazione. Ecco dunque che la nostra postura iniziale acquisisce un ruolo davvero importante nel creare il giusto ambiente per la performance. Tuttavia, il nostro corpo naturalmente si muove durante il lavoro, che sia prova o concerto, e la mente è occupata a governare la musica e i musicisti, i nostri amati coristi. Ed ecco che la corretta postura se ne va. Il rischio è quello di ricordarcene alla fine della prova (o peggio a metà concerto), quando ci duole una spalla o la schiena. Come fare?

La prova

Quando costruiamo un brano con il coro, abbiamo bisogno di essere il più efficaci possibile. Molti lavorano seduti al pianoforte, altri cantano stando in piedi. Indipendentemente dal livello del coro, si arriva prima o dopo al momento dell’esecuzione da capo a fondo del brano. Per quanto possibile, e so che non è facile perché la mente è tutta votata alla costruzione artigianale del pezzo, cerchiamo di controllare ogni tanto la nostra postura (anche da seduti): questo ci aiuterà ad essere efficaci, sani, aperti e a ottenere risultati migliori.

Inoltre, ogni volta che si esegue anche solo una parte del brano, la corretta impostazione faciliterà la concentrazione del coro, il collegamento tra il fiato e il suono, l’ascolto all’interno del gruppo.

La performance
Parlando di “produzione dell’evento artistico”, non si può fare a meno di notare che il performer in senso stretto è il coro, anzi sono i coristi. Tuttavia è innegabile che l’energia che li unisce e che dà il senso più profondo all’esecuzione scaturisce proprio dalla figura e dal gesto del direttore. Vediamo dunque nel dettaglio i singoli momenti in cui egli si presenta, dall’ingresso in scena alla chiusura del brano.

L’ingresso in scena 

La disposizione del coro nella sala apre la liturgia della performance, che vede il direttore come autentico celebrante. Il suo ingresso non è una passeggiata priva di senso, non è nemmeno una passerella dove mettersi in mostra, ma è il momento in cui l’iniziatore del processo musicale si appresta a dare il via alla magia emotiva che tutti aspettano
L’ingresso del direttore comunica immediatamente il suo carattere, il suo stato d’animo. Una camminata veloce e sorridente avrà un effetto molto diverso da un incedere lento e solenne. Certamente l’ingresso per dirigere un musical in un teatro potrà essere diverso da quello per dirigere un Requiem di Faurè in una cattedrale. Ognuno, con il suo stile e la sua personalità, e sempre con rispetto e buon gusto, potrà incidere sugli animi in ogni momento della performance.

La posizione di attesa

Il direttore sta davanti al coro, prima di sollevare le braccia, in posizione di attesa. Qui si prepara il vero “momento artistico”: il luogo del silenzio, della ricerca della tranquillità, della concentrazione. È qui che si accende la memoria del tempo e del suono, che si concretizzeranno fra pochi secondi. La respirazione ha un ruolo chiave. È in questo frangente che il direttore controlla rapidamente la sua postura e immagina di vedersi allo specchio per notare l’espressione del proprio viso. Un sorriso rassicurante è sempre un’ottima arma per cominciare bene!
Sta in questo momento anche il procedimento del “dare le note” cantando, prendendo l’intonazione dal diapason: un’azione temuta da molti principianti, per la quale serve il necessario esercizio ma anche uno stato psico-fisico equilibrato e tranquillo, in modo che l’orecchio relativo possa fare il suo lavoro con comodo e che la voce esca senza difficoltà per dare sicurezza al coro. La fretta, come sempre, è cattiva consigliera.

La posizione di partenza

Trovata la postura corretta, il direttore alza le braccia e raggiunge la posizione di partenza, sul “piano di lavoro”. Questo momento, della durata di pochissimi secondi, raggiunge uno dei maggiori picchi di tensione nella drammaturgia dell’esecuzione concertistica. Momento magico in cui si richiama l’energia accumulata in ore e ore di prove, la voglia di far bene, la massima concentrazione. Qui si presentano i tre problemi più frequenti, che possono rovinare il nostro lavoro.
  • Se il piano di lavoro è troppo alto, la zona lombare si inarca immediatamente e progressivamente ci darà guai sempre maggiori (oltre a limitare l’espressività e la connessione con la tecnica vocale del coro). Consigliamo dunque di mantenere un piano di lavoro a livello diaframma, e comunque di evitare una eccessiva lordosi lombare.
  • Viceversa, una posizione troppo raccolta in avanti o in basso ci porterà a chiudere il plesso solare. Ricordiamo di mantenere le spalle aperte, ma rilassate, basse. Una leggera retroversione del bacino ci aiuterà a trovare il giusto equilibrio.
  • Lo sguardo ha un ruolo attivo e fondamentale nella connessione con il coro. Guardare il gruppo con uno sguardo “aperto” che comprende tutti è molto importante per favorire la concentrazione e l’unità della compagine. Chiudere gli occhi è pericolosissimo ma in direttori esperti può portare a livelli espressivi altissimi (vedasi il maestro Karajan). Rifugiarsi nel guardare la partitura è semplicemente sbagliato e controproducente: spezza ogni contatto emotivo, spinge i cantori a ignorare il direttore, spegne l’energia in modo definitivo.

La postura del direttore durante l’esecuzione

Dirigendo il brano siamo naturalmente assorti nella musica, completamente assorbiti dalla nostra funzione di creazione e di controllo. Tuttavia, ogni tanto è bene controllare il nostro corpo, saper risolvere eventuali problemi che possono sorgere e imparare pian piano anche a modificare la postura a fini espressivi.
  • Durante l’esecuzione, di base, è bene mantenere la postura corretta pur lasciando il corpo libero di assecondare tutti i movimenti necessari alla tecnica della direzione. Effettuando ogni tanto un rapido controllo, come uno scanner che ci esamina dalla testa ai piedi, potremo verificare di avere il peso ben distribuito sui piedi, le spalle aperte, la testa allineata. Attenzione alle ginocchia, che spessissimo cominciano a molleggiare a tempo da sole! E alla testa, che sovente si alza e si abbassa a metronomo! È bene dirigere solo con le mani, senza coinvolgere altre parti del corpo, per dare una sola informazione, chiara e inequivocabile. 
  • Inoltre, durante l’esecuzione è possibile essere colti da un dolore muscolare o articolare, più frequentemente alla spalla o alla schiena. Questo accade perché progressivamente perdiamo la postura corretta e l’impostazione del piano di lavoro. Ecco due azioni da intraprendere subito, durante l’esecuzione, che ci aiuteranno in pochi secondi a proseguire tranquilli: nel caso di dolori alla spalla, per alleggerire il carico conviene richiamare le mani a livello diaframma e riportare il gomito più vicino al fianco, un gesto più contenuto risolverà il problema in fretta; nel caso di dolori alla zona lombare, si abbassi il piano di lavoro e si applichi una retroversione del bacino in modo da azzerare la lordosi. Meglio evitare tacchi alti e fini, che generano notevoli tensioni, anzi è consigliabile trovare la scarpa giusta per la nostra schiena: un millimetro fa la differenza!
  • Acquisita una buona padronanza, potremo certamente utilizzare un cambio di postura in relazione a un mutamento di affetto, per ottenere una comunicazione ancora più efficace. Naturalmente però questo cambiamento di impostazione deve essere poi compensato e non può durare più di qualche battuta, anche per non vanificare il suo potente effetto. Ma non si creda di ottenere un bel “piano” chiudendo le spalle e il petto: la voce ha bisogno di grande sostegno in quei frangenti. Spesso il movimento richiesto è contro-intuitivo.

La chiusura e il silenzio

Un momento altrettanto delicato si trova in quei pochi secondi di silenzio che separano la chiusura dell’ultima nota del brano dall’inizio dell’applauso. Attimi preziosissimi in cui la magia della musica può riverberare nella memoria e nel cuore di tutti… oppure in cui l’energia cade improvvisa a zero, si torna bruscamente alla vita reale e lo sconforto pervade i cuori. Ecco, anche qui, tutto dipende dal movimento e dalla postura del direttore.
Inoltre, c’è da riflettere su un aspetto psicologico riguardante gli esecutori, con particolare riferimento ai cori amatoriali: dopo mesi di prove, dopo tanto impegno, si arriva finalmente al termine dell’esecuzione del brano. Con quale posizione del mio corpo, con quale espressione del mio viso posso trasmettere orgoglio e gratitudine ai miei coristi? Con quale invece posso comunicare solo il contrario?
Per concludere, nella postura corretta risiede già il ruolo del direttore: non solo quello musicale di bravo esecutore, ma anche quello sociale di carismatico leader. Nella posizione del corpo e nell’espressione del viso del direttore c’è comunicazione di eleganza, evidenza del valore artistico, tranquillità, concentrazione. In definitiva, la creazione del giusto e necessario ambiente per il momento artistico. 

L’attività fisica 

È necessario per un direttore fare attività fisica? Certo che sì! Come tutti sanno, essa aumenta la qualità della vita e la concentrazione, ma inoltre influisce direttamente sulla nostra postura e sulla coordinazione. Infatti, migliora la capacità di usare le diverse parti del corpo con indipendenza, abilità molto importante per la tecnica della direzione.
Kurt Thomas, grande didatta e punto di riferimento della direzione corale tedesca ed europea nel Novecento, prescriveva ai suoi allievi (e raccomandò a tutti nel suo celebre manuale) venti minuti di ginnastica quotidiana. Stretching, addominali, piegamenti…
Ma quali esercizi sono davvero importanti?
  • Innanzitutto il lavoro sulla mobilità articolare, utile per star bene e non aver noie alla lunga, ma anche per riconoscere e padroneggiare le diverse articolazioni che si usano nella direzione. Naturalmente ci riferiamo principalmente alle articolazioni del braccio (spalla, gomito, polso); ma ricordiamo anche quanto sia importante la stabilizzazione del bacino per la schiena, e quanto sia utile una buona mobilità delle ginocchia e delle caviglie per poter sostenere un concerto senza fastidi, anche in tarda età!
  • Esercizi di allungamento (stretching), che donano elasticità e rilassatezza al nostro corpo, e quindi alla nostra mente. È utilissimo abbinare a questi esercizi una corretta respirazione diaframmatica.
  • Esercizi di potenziamento muscolare, che ci danno forza fisica, accrescono l’autostima e la sicurezza che comunichiamo. Non si tratta naturalmente di diventare bodybuilder, ma semplicemente di mantenersi in forma.
  • Infine, la scelta di una attività sportiva da frequentare con assiduità è consigliata anche per i direttori di coro! Se ne può trarre solo beneficio.
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