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La voce della natura:
la sinfonia multimediale Nordic light

di Rossana Paliaga e Gianmarco Scalici
Dossier Compositore, Choraliter 69, gennaio 2023

Un canto popolare lettone tramanda la tradizione secondo la quale l’aurora boreale sia formata dalle anime dei soldati caduti che combattono in cielo. In altri repertori popolari l’aurora porta la speranza nelle fredde e buie notti artiche, giocando con le stelle. Altrove la velocità dei suoi movimenti e il colore sono segni: se le scie sono rosse, annunciano guerre e calamità, se appaiono in autunno, l’inverno sarà freddo. Dicono che quando l’aurora produce un suono vuole parlare, ma guai a rivolgersi a lei fischiando, perché soltanto sussurrando si potrà rispondere, certi di essere compresi.

Questi racconti si intrecciano alle visioni sonore e alle immagini nella sinfonia multimediale Nordic light di Ēriks Ešenvalds, affresco che dipinge la suggestione del fenomeno dell’aurora boreale con il suono di un coro misto, di un’orchestra e di voci narranti. Da non confondere con il celebre brano Northern lights per coro misto a cappella, commissionato nel 2012 sullo stesso soggetto dal coro americano della Pacific Lutheran University, la sinfonia che sembra essere la sua naturale continuazione ha la durata di quaranta minuti ed è stata presentata in prima assoluta a Riga nel 2015 sotto la direzione di Maris Sirmais. Finora è stata eseguita in Lettonia, Germania, Lituania, Stati Uniti d’America e Canada, ma ulteriori esecuzioni americane ed europee sono annunciate nel 2023.

Il brano è un viaggio che va oltre la partitura: nasce dalla fascinazione della natura e si è sviluppato attraverso una spedizione reale, alla ricerca dei “testimoni” dei miti legati a questo fenomeno dei cieli nordici. Immerso nel silenzio e nel freddo, lontano dalla città, illuminato dalle scie di luce dell’aurora boreale, il compositore ha raccontato di non aver sentito una tonalità, ma un tempo e una sensazione che hanno iniziato a sedimentarsi nel subconscio per diventare musica. In lui si è sviluppata anche la consapevolezza che non sarebbe bastata la musica per trasmettere quel tessuto di folclore e storia dei popoli attraversati dal fenomeno naturale. Ha sentito la necessità di ascoltare e includere i loro canti, le loro leggende attraverso una telecamera, consapevole si tratti di frammenti di un retaggio che si sta estinguendo, come ha potuto sperimentare di persona andando alla ricerca di testimoni autentici della tradizione. Viaggiando con la troupe tra Islanda, Groenlandia, Scandinavia, Lapponia e Alaska, gli anni del viaggio hanno modellato gli anni della composizione, in un tempo dilatato che in qualche modo ha seguito quello della natura. 

Il progetto è stato sostenuto dalla piattaforma di cooperazione culturale Nordic-Baltic Mobility Programme for Culture.Nell’opera di Ešenvalds ritroviamo molti riferimenti alla natura, da Stars e The sea wind a brani di grandi dimensioni, come le due sinfonie multimediali (Nordic light, Volcano). Il suo approccio alla natura sembra fortemente legato alle persone che la vivono, sotto forma di un ampio recupero di storie popolari, testi poetici e melodie, come racconta a proposito di Nordic light nella descrizione a margine dell’intervista realizzata da Gianmarco Scalici.

«Mi ci sono voluti quattro anni per creare la Nordic Light Multimedia Symphony. Tutto è iniziato nel 2011, quando vidi per la prima volta nella mia vita l’aurora boreale. Ero a Tromsø in Norvegia, da solo. Rimasi sbalordito e iniziai a leggere libri su questo fenomeno atmosferico. Lessi circa centocinquanta testi in totale. La maggior parte di essi conteneva spiegazioni scientifiche su cosa succede lassù nell’atmosfera. Di solito il primo capitolo conteneva un po’ di informazioni sull’aurora boreale nella storia. E questi primi capitoli consideravano affascinanti materiali folcloristici, davvero unici perché l’aurora boreale esiste soltanto in alcuni paesi nel nord del mondo. E lì è nata l’idea: scriverò una sinfonia multimediale sull’aurora boreale, con uno schermo, narratori che parleranno nella loro lingua madre, racconteranno le loro storie, leggende, miti, i loro detti meteorologici, o addirittura canteranno canzoni popolari sull’aurora boreale. Ovviamente indosseranno gli abiti tradizionali. Ciò significava che dovevo andare a trovarli con la mia troupe cinematografica. Ho invitato due videomaker professionisti a viaggiare con me per raccogliere queste storie. Abbiamo viaggiato nel nord della Scandinavia, in Groenlandia, in Islanda e in Alaska. Abbiamo inseguito l’aurora boreale di notte, con la nostra macchina, e documentato storie dalla Siberia, dall’Estonia, persino dalla Lettonia. Dopo aver raccolto circa trenta racconti, ho iniziato a comporre una sinfonia. Sapevo di dover essere selettivo, perché la sinfonia poteva essere grandiosa ma non totalmente caleidoscopica, doveva avere una chiara drammaturgia. In alcuni momenti sullo schermo appaiono queste storie: sono venticinque, raccontate da venti narratori. La maggior parte di queste leggende sono spaventose: l’aurora boreale ti succhierà il sangue e, se fischierai vicino a essa, scenderà a tagliarti la testa. Ce n’era solo una a lieto fine, una storia d’amore dall’Alaska. Qualche anno dopo, lavorando alla Volcano Symphony, viaggiai con la stessa troupe cinematografica in alcuni siti vulcanici. In questo caso le storie che abbiamo raccolto riguardavano principalmente l’amore, la bellezza. Dal punto di vista antropologico è stato sorprendente, almeno per me. La sinfonia Nordic light è stata presentata per la prima volta nel 2015, alla Latvian National Opera. È stato un grande evento perché a Riga si stava svolgendo un congresso di argomento pedagogico dell’Unione Europea e la sinfonia rientrava nel programma ufficiale. Gli insegnanti e professori internazionali che assistettero alla sinfonia quella sera mi dissero di essere stati sopraffatti dall’emozione per quello che avevano vissuto. Sono molto, molto felice di questa sinfonia. Da quando mi sono innamorato per la prima volta nel 2011 dell’aurora boreale sono stato a Tromsø almeno sette volte. E sento che una volta all’anno devo andarci di nuovo. Quel momento magico in cui sono lì, fuori, nella natura, completamente solo nell’oscurità, nella neve, aspettando che arrivi l’aurora boreale (che non arriva ogni notte…) è una sensazione molto speciale, come ricordare il principio, quando tutto è iniziato. La natura è la mia principale musa ispiratrice, perché vive con una velocità, linguaggio, colori propri. È la cosa più antica e più vicina all’eternità con cui possiamo entrare in contatto. Quindi questa fonte di ispirazione è molto profonda, custodisce qualcosa di mistico. Posso sempre avvicinarmi alla natura e respirarne la libertà. Lo stesso vale anche per il cosmo, l’universo, il buio, le stelle, e i fenomeni atmosferici come gli arcobaleni e l’aurora boreale. Sono cose così imprevedibili, non puoi afferrarle, solo ammirarle. E quando si presentano mi parlano, posso sentire i loro movimenti. Sono in realtà i loro movimenti che cerco di mettere in musica. Non posso forzarli ad andare più veloce. Ascolto e cerco di cogliere il loro movimento e come si tradurrà nell’andamento del mio nuovo pezzo».
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