Se volessi ricostruire il mio percorso musicale dedicato al Natale potrei orgogliosamente dire che questa storia è ab immemorabili!
Ma a parte le citazioni dotte, l’approfondimento del rapporto tra musica – anzi tra musica corale – e Natale, si perde nel secolo scorso. Nel 2010, tra le pagine di questa rivista, un breve testo è stato dedicato al mondo dei carols, firmato da chi vi scrive assieme a Gian Nicola Vessia, compagno di musica e di coralità.
L’articolo Carols & Christmas si apre ricordando lo stesso episodio che tra poche righe troverete descritto in maniera più precisa. Ma la storia non cambia, è il mondo dei carols che ci rapisce e che diventa motivo di ricerca e di attività, percorso costante per tutto l’anno in musica!
«Carol. Tecnicamente si tratta di un canto festivo, non sempre correlato alla celebrazione liturgica. Il carol ci riporta a una serie di molteplici definizioni e relazioni: contenuto narrativo, contemplativo o celebrativo, spirito semplice e forma strofica. Oggi, ormai nell’immaginario collettivo, il carol si identifica con il repertorio di canti per l’Avvento e per il Natale. Più raramente per il periodo di Pasqua.
Il termine, etimologicamente, deriva da una forma profana, da un tipo di danza fatta in cerchio da cui, per evoluzione del termine circle si arriva alla parola carol. Da qui poi il carol viene utilizzato per la creazione di celebrazioni religiose, anzi per quello che il mondo anglosassone definisce festival, evento che propone letture, preghiere e soprattutto canti, ovvero carols, ove è frequente e importante la partecipazione assembleare».
Cominciamo allora con un po’ di cronaca.
Siamo in Friuli, 20 dicembre 1991, prove di coro per la Messa della Notte e per i concerti dei giorni seguenti con la Polifonica Friulana Jacopo Tomadini di San Vito al Tagliamento (Pn). Stiamo studiando un brano ormai celeberrimo, Hark! The herald angels sing, ma, stranamente, abbiamo solo la prima pagina dello spartito, mancano le due successive con il discanto all’inglese, opera del grande Sir David Willcocks, da poche settimane non più tra noi.
Un giro di telefonate a Milano, con un paio di contatti recuperiamo l’amico direttore del Coro dell’Università Cattolica di Milano e prontamente, con le tecnologie dell’epoca, in poco tempo arriva un fax con le due pagine mancanti.
E questa potrebbe sembrare una comune storia di coro, in realtà è l’avvio di una frenetica ricerca, di una voglia di approfondimento, di un tentativo di portare nel nostro mondo legato a pive e pastorali, a canti tradizionali e zampogne, un frammento di mondo anglosassone, con una grande capacità e maestria nel gestire le composizioni e le elaborazioni natalizie.
Negli anni ’90 del secolo scorso la televisione era la padrona della comunicazione video. Internet, il mondo di Youtube e tutte le nuove vie di comunicazione satellitare non erano così sviluppate ed evolute come le conosciamo oggi.
Quindi la semplice possibilità di ricevere qualche canale europeo (soprattutto a Milano), Antenne 2 dalla Francia, le reti della Svizzera Italiana e poco altro davano agli appassionati la possibilità di trovare, spesso in maniera totalmente causale, qualche concerto natalizio di area olandese o inglese, di ascoltare delle splendide trasmissioni realizzate in Francia in diretta con la presenza di grandi solisti e orchestre.
Siamo anche nel periodo di transizione tra dischi in vinile e nuovo sistema, quel compact disc che di lì a poco inizierà lo stravolgimento del mondo dei supporti musicali fino ai recenti formati audio da computer.
Ed ecco che questo mondo televisivo ci permette di sentire e seguire programmi musicali natalizi ben lontani da quello che comunemente per molto tempo abbiamo potuto ascoltare nelle nostre chiese. Le melodie spesso sono le stesse, con le ovvie traduzioni in altre lingue, ma non siamo di fronte a quella semplice (se così si può dire) polifonia a quattro voci miste, ogni tanto con accompagnamento di organo. C’è da restare a bocca aperta: cori numerosi, solisti, orchestre, ensemble di ottoni scintillanti, percussioni e colori di ogni genere, per non parlare di auditorium (con grandi organi alle spalle, non siamo in Italia ovviamente) addobbati a festa, regie televisive accattivanti e così via.
Ma soprattutto siamo immediatamente trasportati in una dimensione per noi totalmente nuova, fascinosa, magniloquente, di grande spessore musicale, di enorme effetto.
E allora nasce questa passione per il repertorio natalizio, o meglio per un particolare repertorio musicale che, con molta caparbietà, si decide che deve essere una sorta di sfida da portare in Italia, nelle realtà con cui si opera, siano esse corali o di conservatorio.
Fatta questa scelta di vita il primo passo è il reperimento delle partiture necessarie.
Come detto poco fa, vista l’epoca, siamo ben lontani dagli acquisti on line, dalle spedizioni digitali, dai pdf da scaricare dalla rete web. Se si vuole della musica la si cerca tra gli scaffali dei negozi specializzati o la si ordina contando sulle consegne a stretto giro di posta.
Personalmente ero rimasto alle raccolte polifoniche dell’epoca: le armonizzazioni di Padre Vittoriano Maritan fatte e pensate per i suoi cori (la Società Polifonica Santa Maria Maggiore di Trieste e poi la già citata Polifonica Friulana Jacopo Tomadini). Qualche semplice fotocopia da una rara edizione della Oxford University Press non era sufficiente. Poche altre partiture. Alcune raccolte ormai datate della bergamasca Casa Carrara…
Un pomeriggio milanese, durante una visita al negozio Ricordi in Galleria, tra le varie edizioni musicali compare un corposo fascicolo con copertina bianca della Oxford University Press: 100 Carols for Choir edited and arranged by David Willcocks and John Rutter. Un primo acquisto! A questo punto ordiniamo immediatamente presso lo stesso negozio Ricordi qualche altra raccolta inglese. Poi la caccia alla nuova silloge firmata da H. Keyte e A. Parrot The shorter new Oxford book of Carols che arriva direttamente in consegna dall’Inghilterra.
Qui inizia effettivamente l’avventura. Ora si deve solo suonare, provare e decidere, programmare. Il Concerto di Natale non è un semplice elenco di brani da predisporre, ma una costante filosofia di preparazione che non può essere demandata a qualche settimana prima della festività o del mese di dicembre, occorre un maggiore studio e molto più tempo da dedicare.
L’idea di fondo è quella di arrivare al festival di stampo inglese!
Parallelamente alla ricerca del materiale cartaceo, polifonico, strumentale e al suo approfondimento, si comincia con la ricerca delle possibilità esecutive.
Da quel famoso dicembre 1991 è trascorso quasi un anno, ma già la scelta di alcuni brani del mondo anglosassone crea curiosità, voglia di provare.
E allora ai primi di gennaio 1992 in una chiesa friulana si coinvolge un coro, un solista, l’organo e, a fianco di melodie più che popolari quali i classici Adeste fideles e Noel (elaborazione di P.V. Maritan) oppure al tradizionale Verbum caro factum est e alla lauda filippina Giunti a pastori iniziano a comparire titoli quali Myn Lyking, Away in a manger, O little town of Bethlehem, Ding dong merrily on high…
E il concerto si replica con altre novità nel 1993.
Il primo mattone è posato, da qui in poi tutto è più semplice. Si trovano altre partiture, si comincia a costruire anche un Concerto di Natale con il conservatorio di Como. È la città stessa che lo richiede, stanca di sentire e vedere proposte di Stabat Mater pergolesiani o vivaldiani Gloria che nulla hanno a che vedere con il tempo dell’Avvento o del Natale. Per non parlare di grandi esecuzioni scaligere di Missae Solemnes in Duomo a Milano sempre spacciate quali Concerti di Natale. Per non parlare di esecuzioni di spirituals che nulla hanno a che vedere con un concerto, ma sono totalmente avulse dal loro ruolo liturgico e celebrativo!
Ormai è tutto chiaro, un concerto con grandi autori (Vivaldi, Beethoven, Mozart) si vende facilmente, viene eseguito come concerto del periodo, ma non è affatto un Concerto di Natale, così come è sottile ma ben precisa la suddivisione tra musica liturgica, sacra e religiosa!
È un semplice problema di cultura, o se si vuole di interpretazione dei termini!
Ed ecco un’altra tappa in questa storia di coro. Siamo nel 1996 a Trieste. Abbiamo già ampiamente attinto ai grandi repertori. La cultura del Natale è decisamente più approfondita, ma stiamo attenti, non si finisce mai di studiare o di trovare cose nuove.
Nel frattempo un vecchio video (un VHS del 1992) ci permettere di vedere una cosa fantastica, i cantori del King’s College di Cambridge, guidati da Stephen Cleobury, impegnati nella proposta di un Festival di Carols.
È una vera illuminazione, vissuta e condivisa con attenzione con alcuni amici, Gian Nicola Vessia e don Luciano Migliavacca, al termine di una cena casalinga. Inutile dire che lo stupore è notevole, siamo veramente di fronte a un modo diverso di interpretare, tra musica e liturgia, questo periodo dell’anno.
Ora tocca alla Cappella Tergestina di Nôtre Dame de Sion di Trieste, è da poco passato il periodo delle festività natalizie e in alcuni giorni di freddo e vento di bora ci si ritrova a San Dorligo della Valle. Riparte l’avventura che porta alla registrazione e pubblicazione di un CD dal titolo Tempo di Natale (Audio Ars Studio, 1998) che vede la tradizione dei nostri canti, una silloge di carols e il coloristico coinvolgimento di un ensemble di trombe, di un oboe barocco, di una viola da gamba, di un organo… ma il CD si apre con un gregoriano Puer nobis nascitur, con il suono tintinnante di campanelli, con un imponente corale organistico, Vom Himmel Hoch… insomma il Natale è gioia, fantasia e creatività.
Nasce poi un primo CD ove i temi anglosassoni sono protagonisti di un repertorio a quattro mani tra pianoforte e organo (Carols for two, Hodder Music, 1996) e ancora un secondo ove alle quattro mani alternate tra pianoforte, organo e clavicembalo si affiancano percussioni, trombone, flauto e chitarra (Carols ensembe, Hodder Music, 2005). Quest’ultima registrazione è fatta nell’Auditorium del Conservatorio di Como, frutto di un’idea che proprio a Como trova ampie possibilità, ma ne parleremo in un capitolo successivo, In die Nativitatis.
E non ci si ferma qui.
Ci sarà poi la registrazione di Colin Mawby’s Christmas (EurArte, 2007) di cui si parlerà nella successiva domenica di Avvento e ancora il recente Festival of World Christmas Carols che coinvolge alcuni cori friulani ed è stato uno dei numerosi progetti legati a quella splendida intuizione che risponde al nome di Nativitas, la più bella locandina che mai l’Usci Friuli Venezia Giulia abbia creato in questo ambito.
E questo progetto, Festival of World Christmas Carols, non si ferma, diventa Fleurs de Noel e per il 2015 In dulci jubilo ove gli amici dell’Ottetto Hermann e il direttore Alessandro Pisano proseguono nella continua ricerca e condivisione con la cultura dei carols e dei temi natalizi del mondo.
In campo discografico non deve essere dimenticato un interessante approfondimento dedicato al mondo catalano, quando il Coro Polifonico Algherese ha proposto musiche dei maestri di cappella del Monastero di Montserrat, alle porte di Barcellona.
Nel 1995, parallelamente a un seminario di studi intitolato Estudi Polifonic, il coro algherese ha deciso di registrare alcuni Invitatori e Responsoris de Nadal del compositore settecentesco Narcis Casanoves con coro e strumenti (Dal Cant de la Sibil-la a Montserrat, Coro Polifonico Algherese, 1995).
Un diverso modo di affrontare il Natale, decisamente più aulico, ma sempre con smalto e brillantezza tipiche del mondo del Settecento e della coralità per questo tempo liturgico.
Sempre negli anni ’90 inizia una lunga collaborazione con alcune case editrici. Nella pianificazione annuale dei lavori, visto il particolare interesse, non si può assolutamente accantonare il mondo natalizio.
E allora la prima puntata di un lavoro (sempre a quattro mani con Gian Nicola Vessia) è Carols for Christmas (Edizioni Carrara, 1995), il riassunto della prima parte di questa grande ricerca nel mondo musicale anglosassone iniziata da poco. Più di venti composizioni organistiche originali su temi di carols commissionate ad amici musicisti (da don Luciano Migliavacca a padre Emidio Papinutti, da Mario Lanaro a Riccardo Giavina, da Gustav Biener a Marco Podda…). Poi ancora Stille Nacht - Advent und Weinachtslieder (Edizioni Carrara, 1997), nato dallo stesso principio e dedicato al mondo musicale di area tedesca.
Il gioiello che ha raccolto elaborazioni prima corali poi organistiche su temi originali delle regioni italiane si intitola Il mistero del Natale (Edizioni Carrara, 2000). Qui finalmente gli autori, scelti in relazione alle loro origini, hanno dato sfogo alla ricerca di un tema popolare della loro area geografica sviscerato nei due organici vocale e strumentale (don Maugeri per la Sicilia, don Tonino Sanna per la Sardegna, Massimo Nosetti per il Piemonte, Ricardo Giavina per il Trentino, Mario Lanaro per il Veneto e così via).
E ancora È nato dalla Vergine (Edizioni Carrara, 2002) ove una decina di autori si è cimentata nell’arte del preludiare su temi popolari natalizi italiani.
Forse qualcuno ricorda Colin Mawby, particolare figura di musicista inglese, già direttore del National Chamber Choir of Ireland, ma anche cantore della Coro della Cattedrale di Westminster prima di diventare assistente di George Malcolm (a soli 12 anni) e infine Master of Music sempre a Westminster.
L’incontro con Colin risale a una folgorante serata del Festival Corale Internazionale di Legnano (Mi), nel giugno 2000. Un immediato contatto, qualche messaggio poi numerosi incontri in Italia e, soprattutto, la grande disponibilità del musicista inglese a scrivere musica, ma soprattutto a elaborare i celebri e amatissimi temi di carols. Nascono così diverse edizioni musicali per organo, per pianoforte, per pianoforte a quattro mani (edizioni EurArte, 2004) e soprattutto una raccolta Christmas in Chorus (edizioni EurArte, 2004) con oltre venti elaborazioni di celebri canti natalizi e carols.
E buona parte di questi materiali sono diventati il compact disc citato in precedenza.
Gli anni passano, ma la voglia di approfondire ulteriormente ricerche e produzioni non manca. Siamo oramai nel 2015 e per il prossimo anno un nuovo fascicolo di carols per organo è quasi completo, pronto per rallegrare il Natale 2016 di organisti e di appassionati del settore.
A questo punto è trascorso quasi un quarto di secolo.
Numerose sono le proposte musicali che, ritualmente prima di dicembre, si predispongono per offrire al pubblico un corretto percorso natalizio. Una sorta di perpetuo Festival of Carols che ormai per me e per alcuni amici attraversa tutto il tempus per annum pensando al mese di dicembre.
Predisporre un programma musicale non è cosa da tutti, anzi è un’arte nell’arte.
Se si pensa che molti anni fa un programma di concerto era il semplice accostamento di brani musicali, spesso senza alcun senso, ci pare impossibile che oggi la programmazione di un concerto rispetti precise regole: un contesto, un periodo, una monografia dedicata a un autore, una raccolta…
In ambito corale negli anni ’80 era piuttosto comune assistere a concerti con brani sparsi di autori vari, dall’antico al moderno, senza una giustificazione.
E su questo aspetto di miglioramento, la crescita della cultura corale in Italia ha sicuramente un degno artefice, le associazioni corali regionali, e sopra tutte Feniarco che ha contribuito non poco con le rassegne a tema, con le grandi locandine, con mille occasioni didattiche per raggiungere livelli sempre più alti nel settore.
Il repertorio natalizio sembra appropriato per un programma di questo genere, in ordine sparso, ma in realtà è molto semplice predisporre un programma a tema o, cosa spesso adatta a un percorso sacro, proporre un itinerario dall’Avvento alla Natività.
Il percorso attraverso il tempo liturgico è la cosa più bella per guidare l’ascoltatore attraverso mondi diversi, attraverso epoche diverse fino a raggiungere l’apice musicale di questo momento dell’anno con la più pura tradizione musicale del Natale. Come non pensare in questo caso al celebre Festival of nine lessons & carols, una sorta di Advent carol service che ogni anno in Inghilterra si propone al pubblico?
Se facciamo una rapida analisi di quanto il mondo anglosassone propone per questo particolare momento dell’anno ci troviamo di fronte a un mondo a noi letteralmente poco noto per non dire sconosciuto. La grande scuola corale inglese, il grande rispetto per la liturgia, per le letture, per il servizio sono cose che forse conosciamo ma che mai la nostra cultura ha recepito. La nostra forse folclorica cultura di pastorali, pive e zampogne che tanto immaginario crea, non raggiungerà mai la profondità della preghiera e della riproposta del mistero della Natività da parte dei Choral Scholars inglesi.
In Inghiletrra, a Cambridge troviamo la Cappella di St. John, il Trinity College, il King’s College ma anche la Cattedrale di Canterbury in Londra, il Merton College a Oxford… Tutti propongono un interessante percorso, A Service for Advent with Carols (tra fine novembre e primi giorni di dicembre), basta scorrere i libretti con il programma e scoprire repertori inusitati, un mix di antico e moderno in un’unica suggestione. Grandi composizioni di autori storici, composizioni nuove, elaborazioni… C’è solo da leggere, meditare, imparare. Non occorre aggiungere altro.
E allora dalle registrazioni discografiche alle proposte esecutive l’ultimo decennio del secolo scorso è pura sperimentazione. Tra Friuli e Lombardia si propongono concerti con cori, con gruppi vocali, con solisti e organo o pianoforte, insomma si applica il risultato di un lungo periodo di studio. E le proposte sono sempre accolte con grande interesse e applausi.
Costruire un programma musicale non è cosa da tutti. Ci vuole attenzione, rispetto per gli esecutori, analisi della tipologia del pubblico, valutazione dello spazio in cui ci si trova.
Costruire un programma di musiche natalizie è ancora più particolare. Richiede una grande capacità di saper proporre, oltre che coinvolgere completamente gli attori dello spettacolo, siano essi gli esecutori (soli, coro, strumenti…) o il pubblico.
Uno spettacolare cantiere nel quale sperimentare tutte le possibilità è il conservatorio che, nella norma, permette di poter contare su tutte le variabili che contribuiscono alla creazione del programma.
Visto il percorso di studio in questo campo, era naturale che portassi le mie idee nella struttura presso la quale opero da oltre venticinque anni.
Il Conservatorio di Como, forte di una lunga esperienza, ma soprattutto della presenza di numerosi direttori di coro tra le fila del corpo docente ha così permesso che molte delle idee sopradescritte trovassero una sorta di perfetta realizzazione. E allora, primo tra i molti, ecco che il mondo dei carols diventa oggetto di un repertorio che nel lontano 1998 inizia a prendere forma.
Si parte semplicemente con il coro e l’accompagnamento dell’organo, e già i primi titoli attingono al mondo dei carols, poi anno dopo anno si aggiungono via via altri strumenti: un quartetto di ottoni, le percussioni, qualche fiato (flauto, oboe e fagotto), poi sempre di più, un paio di solisti vocali, un gruppo di archi.
Insomma nel giro di qualche anno il concerto di Natale è un progetto ampio e ambito nel territorio comasco: prima nel piccolo auditorium del Conservatorio di Como, poi nelle chiese della città (San Giorgio, Sant’Agata, la basilica romanica di San Fedele), quindi si toccano alcune chiese del territorio tra Como e Lecco, da Brunate a Sagnino, da Ronago a Brivio, fino a Varese.
Il Concerto di Natale del Conservatorio di Como è qualche cosa che appare già diverso dagli altri, è un percorso musicale dall’Avvento al Tempo di Natale, è coinvolgimento di giovani studenti nelle più disparate discipline. Lentamente sta diventando una sorta di Advent carol service con tutte le sue peculiarità!
Lo stesso concerto diventa appuntamento fisso per la festa degli auguri di Natale del Prefetto di Como nel suntuoso salone di Villa Olmo, con mille ospiti e autorità.
La veste, la cornice, è sempre più bella, ma quella che viene maggiormente apprezzata è la proposta musicale: musiche natalizie della tradizione, carols e brani popolari sapientemente elaborati per la gioia degli ascoltatori. Ben eseguiti, con il giusto stile, nel rispetto della musica e della sacralità che il tema del periodo liturgico esige.
Arriviamo così al 2015. La sfida è massima. Quest’anno il Concerto di Natale si terrà in Duomo a Como: il conservatorio è protagonista su numerosi fronti, un coro polifonico, il coro di voci bianche, cinque solisti vocali, un complesso di ottoni, un ensemble di arpe, diverse percussioni, un quartetto di fiati, pianoforte e il grande organo della chiesa. Non manca il colore di una vera zampogna. Il repertorio è attentamente studiato come sempre, in stretta collaborazione con i numerosi docenti coinvolti. Immancabili alcuni canti della tradizione pastorale, protagonisti i carols classici con le splendide elaborazioni vocali di David Willcocks, ma anche di Bob Chilcott, brani di John Rutter che mostrano la grande capacità di questo musicista di cogliere il Natale in mille sfaccettature, dalla brillante gioia di Rejoice all’intimismo di Colors of Christmas fino alla coloratissima Spagna di Esta noche. E potremmo andare ancora avanti…
Qualche sapiente elaborazione strumentale di un abile docente orchestratore, alcune epigrafiche letture di raccordo, una sapiente scaletta registica con spostamenti di strumenti, voci, cori nello spazio architettonico e acustico del Duomo di Como e il gioco è fatto.
E quest’anno, quale doveroso omaggio al mondo anglosassone, il nostro servizio di Avvento nel Duomo di Como si aprirà in modo inusuale per molti, come se fossimo a Cambridge.
L’Assemblea (il pubblico) è seduta.
Nel silenzio la voce di un solista arriva dall’abside.
Once in royal David’s city,
Stood a lowly cattle shed
Where a Mother laid her baby
In a manger for his bed;
Mary was that Mother mild,
Jesus Christ her little child.
Il coro è in mezzo al Duomo, canta la seconda strofa, poi inizia la terza e in processione si dirige verso l’altare maggiore con il solo accompagnamento di organo.
Poi la quarta strofa in polifonia e l’ultima con il discanto con tutti gli strumenti…
Mancano pochi giorni, ma per tutti noi è già Natale!