Lanaro inizia subito con questo ottimo espediente, che permette di allungare lo spazio architettonico molto in avanti e anche lateralmente, per mezzo dell’evidente effetto stereofonico. Nel corso del brano le due soliste ruoteranno di 180° in senso inverso per quattro volte, alle battute 11, 31, 53, 67. Questo contribuirà ad arricchire il suono di sfaccettature sonore e di effetti in chiaroscuro. Come si vede nella prima pagina del brano a lato, pubblicato da Edizioni Carrara in chiusura del numero 103 della rivista Polyphonia (luglio-settembre 2016), si legge la dicitura in grassetto “Profumo d’incenso”. L’autore lo ottiene attraverso alcune sapienti scelte: l’ostinato dei soli, che emettono un intervallo discendente di terza minore, uno di quinta ascendente e poi ancora un semitono, i cluster tra soli e bassi all’inizio e poi con tutto il coro, infine l’intervento effimero e sognante del triangolo che suona leggermente 13 volte in 73 battute, creando una preziosa sospensione mistica. In questo senso contribuisce a dare un sapore tutto particolare al brano la scelta di adottare un trattamento diatonico delle voci, e l’uso intelligente e sensibile delle dissonanze. Il brano ne è pieno, ma non creano semplici urti, bensì sinuosa fusione e amalgama vocale.
Non mancano le citazioni colte, che manifestano la profondità di pensiero e la ricchezza culturale dell’autore. Alle battute 52-55 i due soli danno vita a un incremento di tensione e di altezza dei suoni nei quali si riconosce la forma retorica dell’anabasi. Nel frattempo, durante il 3/4 del coro, le soliste eseguono una classica figura ritmica di emiolia dal sapore preziosamente rinascimentale.
Il testo è in latino, ma alle battute 14-16 e 43-46 è presente una commistione latino-italiano, con i due soli che cantano un breve testo di David Maria Turoldo. Per dare continuità e coesione strutturale alla composizione, alla battuta 34 l’ostinato dei soli passa al coro. Una continua e intima tensione emotiva pervade tutto il brano, che lentamente culmina nelle parole in patria, ripetute con enfasi e incisività da tutte le voci per quattro volte, che rappresenta l’apice emotivo del brano. Poi tutto si calma verso un Amen sereno e meditativo, e il suono torna a confondersi con le volute dell’incenso. Un brano di grande espressività emozionale, che pure è raggiunta con l’impiego di sole quattro voci corali, dimostrando che si può scrivere musica moderna e affascinante senza dover ricorrere alle abusate divisioni in otto voci.