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Resina
Vedute corali dal Trento Film Festival

di Veronica Pederzolli
Fuori dal coro, Choraliter 56, settembre 2018

Resina è una miscela complessa prodotta dalle piante in risposta a uno stress. Resina è un film di Renzo Carbonera del 2018, recentemente proposto alla sessantaseiesima edizione del Trento Film Festival, che interroga circa le modalità di sopravvivenza nella società contemporanea. Resina è la risposta data, la propria soluzione di fuga, di protezione; è quel collante sociale, quell’unione tra persone che non necessita di esser resa manifesta: non si dice, è tutto sotteso, non si mostra ciò che può essere intravisto. Eppure ne è restituita un’urgenza comunicativa dal mezzo scelto da Carbonera nel racconto di questa storia: il coro, che esige l’insieme nel vero senso della parola e senza scampo

Quasi un decennio fa Carbonera veniva infatti folgorato dal Coro Polifonico di Ruda, dando il la a un interesse che sfociò, nel 2010, in un documentario poi trasmesso dalla Rai e dalla televisione scandinava. In tutti questi anni il coro continuò a bussare alla sua mente, anche nel ricordo del nonno che per più di venticinque anni diresse il coro di un piccolo paesino della Baviera, un coro che presto diventò punto di riferimento sociale per l’intera comunità. È ancora il nonno a guidare nella scelta del luogo delle riprese. 

«Io abito a Vicenza – racconta Carbonera – e con mia moglie un giorno finimmo a Luserna. Questo paesino subito ci affascinò e quando entrai nel bar, in cui poi avrei girato alcune scene, mi resi conto di comprendere il cimbro parlato dai quattro signori che seduti giocavano a carte: è una lingua molto simile al bavarese che il nonno usava per parlare, anche con me. Capii presto che questo luogo, anche per la posizione geografica, mi avrebbe permesso di sottolineare una sospensione dal mondo, un distacco che volevo ci fosse nel film».

E in effetti la prima domanda che ci si pone nel seguire la storia di Maria, violoncellista in stasi tornata nel paese natale a seguito della morte del fratello e che presto diventerà la direttrice del piccolo coro paesano, riguarda gli estremi dell’ambientazione. Non c’è nulla che ne suggerisca l’epoca, né la fotografia non troppo raffinata, né i dialoghi “montanari” più di quanto intendano alcuni stereotipi. Lo stesso Lux Arumque di Whitacre, che torna in maniera cadenzale, ossessiva, si oppone nel senso a una visione corale un poco anni Ottanta: emerge infatti l’idea che nel costruire un buon coro bastino due vocalizzi e la convinzione che qualunque musicista possa essere direttore purché sappia simulare un quattro con le mani. Ecco dunque che in un battibaleno i coristi raddoppiano e tra essi si riconoscono pure i triestini Spritz For Five che nel 2013 furono a X-Factor: il concerto finale è dei migliori, nonostante lo Schubert voluto da Carbonera non rientrasse proprio tra i cavalli di battaglia del loro exploit televisivo.

Ma l’intento non è certo quello di presentare un documentario corale, come la stessa Fabiana Noro, direttrice che dal 2003 ha guidato il Coro Polifonico di Ruda attraverso significativi risultati, racconta.

«Ho seguito questo film da vicino, avendo il piacere di avere a prove l’attrice Maria Roveran, intenzionata a capire davvero ciò che sarebbe andata a interpretare, fornendo con il coro praticamente l’intera colonna sonora e presenziando al set nel momento di ripresa della scena del concerto finale. In Resina il coro è e deve essere guardato come uno spunto per altre riflessioni, nate dal rispetto profondissimo che Renzo nutre per il coro e le sue dinamiche».

E infatti quello tra il coro e Maria è un collante che riceve e restituisce: Maria non solo riesce a reinserirsi in un ambiente che ormai aveva abbandonato, ma costruisce legami e riscopre il rapporto con la madre malata; presto comincia a guardarsi con maggiore autostima, a indossare un sorriso.

In controluce a tutto ciò c’è il tema ambientale e ambientalista, nelle trame e nei fatti: Resina è stato il primo film girato con il protocollo T-Green per la sostenibilità ambientale, imitato poi da altre sette o otto produzioni cinematografiche. T-Green è stato infatti inserito tra i criteri di Trentino Film Commission, diventando anche una sorta di must per girare in Trentino.

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