Cinque Grammy award dalla fondazione negli anni Sessanta, cinquanta incisioni, infinite tournée internazionali, colonne sonore di film e produzioni televisive (da Sex and the City a Grey’s Anatomy), collaborazioni con grandi maestri come Luciano Berio che per queste voci immaginò Sinfonia; gli Swingles sono il gruppo che più di altri ha assimilato le voci agli strumenti con una lunga serie di arrangiamenti da brani strumentali di musica colta, con particolare dedizione nei confronti di Johann Sebastian Bach. Con questa caratteristica il gruppo ha anche superato i confini del pubblico specifico della musica corale: basti pensare che in Italia Piero Angela volle la loro versione dell’Aria sulla quarta corda per la trasmissione Quark, creando un vero e proprio cult (che in Italia non si riesce più a separare dalla fama del gruppo). Dal gruppo originario, basato a Parigi, al trasferimento della sede a Londra, hanno fatto parte dell’eptetto molti cantanti dalla tecnica di ferro. Attualmente gli Swingles sono Joanna Goldsmith-Eteson, Liz Swain, Oliver Griffiths, Jon Smith, Kevin Fox, Edward Randell e Federica Basile, che abbiamo incontrato subito dopo l’incisiva performance in Estonia. Magnetica sul palcoscenico, nel backstage si rivela spontanea, affabile e ancora incredula della svolta accaduta nella sua vita di cantante.
Probabilmente la nostra è la sua prima intervista per una rivista italiana a pochi giorni dal debutto negli Swingles e la prima domanda è tanto banale quanto necessaria: come si entra a far parte degli Swingles?
Ho letto delle audizioni su Instagram, quindi assolutamente per caso. Non conoscevo The Swingles, ma la mia insegnante Fabiola Ricci dell’Accademia del musical di Castrocaro, dove mi sono diplomata l’anno scorso, me ne aveva parlato tantissimo durante i tre anni di studio. Quando ho visto il bando, ho pensato che la persona giusta sarebbe stata lei, ma quando le ho proposto l’audizione nel gruppo che tanto amava, mi ha detto che avrei dovuto provare io. Non la ritenevo una sfida praticabile, quindi ho riflettuto per due settimane prima di decidere. Il percorso delle audizioni è iniziato in novembre: ne ho affrontate due prima di arrivare a quella definitiva, a fine marzo, con loro. Il primo approccio con le voci del gruppo è stato stupefacente per la bellezza del suono. Inoltre io non ero abituata al canto a cappella, ero totalmente nuova in questo genere e sono stata colpita dalla loro bravura come mai nella mia vita. Ho pensato che, al di là dell’esito, questo incontro sarebbe rimasto un’esperienza meravigliosa che avrei portato con me tutta la vita. Pochi giorni dopo arrivò la telefonata con l’offerta di collaborazione. La sorpresa è stata enorme e sinceramente ho impiegato un po’ di tempo per realizzare cosa fosse successo. Nel mese di luglio abbiamo iniziato a provare e poi è arrivato il debutto a Tallinn. Cantare con The Swingles è un onore grandissimo. Oltretutto nessun italiano ha cantato finora nel gruppo, quindi sento una grande responsabilità. Sono felicissima, onoratissima e terrorizzatissima.
La ricerca della perfezione è un segno distintivo degli Swingles. Alla luce di questa considerazione, salire sul palco è più una grande gioia o una grande responsabilità?
Entrambe le cose, alle quali si può aggiungere un pizzico di paura. Provo grande ammirazione per questi musicisti incredibili. Per quanto io cerchi di cantare al massimo delle mie possibilità, non so se riuscirò mai ad arrivare al loro livello, ma sto lavorando sodo, tutti i giorni. Per me è un mondo musicale totalmente nuovo: io provengo dal gospel, dal soul, dal pop. Al canto classico mi sono avvicinata solamente di recente. La mia insegnante si ispira al belcanto, alla ricerca della pulizia e della chiarezza della voce, un modo di cantare che mi è stato estraneo fino al momento in cui sono entrata in Accademia. Attraverso la tecnica belcantistica si può acquisire padronanza di diversi tipi di stili ed esplorare mondi lontani e impensati.
Il suo è un background più solistico o corale?
Canto fin da piccola, esordendo a quattro anni nello Zecchino d’oro e proseguendo in un coro parrocchiale fino all’adolescenza. Gli anni dell’università hanno interrotto questa passione ma verso i ventitré anni ho riscoperto la voglia di cantare, iniziando a esibirmi come corista e solista in gruppi pop e rock. A venticinque anni ho deciso di abbandonare la carriera universitaria e iniziare a studiare canto, per farne un giorno una professione. Mi sono così iscritta all’Accademia di Fabiola Ricci, dove ho studiato teatro musicale e tecnica vocale, e circa nello stesso periodo sono entrata a far parte del Coro gospel Summertime di Padova, che mi ha aiutata molto nella formazione dell’orecchio. La cosa più importante è infatti saper ascoltare quello che gli altri fanno ed è un valore che il mondo corale ti insegna. La maggior parte dei miei concerti e serate rimanevano comunque nei gruppi pop e rock. Non provengo dal mondo classico, non ho mai studiato canto lirico, ma ora mi sto avvicinando al mondo operistico per ampliare tutte le possibilità che la voce può offrire.
Questa non era la strada che immaginava per la propria voce.
No, puntavo al teatro. Dopo il diploma in Accademia sono entrata nel cast de La Divina Commedia Opera Musical con la regia di Andrea Ortis e ho fatto una tournée l’inverno scorso in tutta Italia. Nel mio futuro continuavo a vedere il musical e per questo continuavo a studiare e fare audizioni, soprattutto all’estero. Quando però si è presentata l’opportunità Swingles non mi sono tirata indietro, e a oggi posso dire di aver fatto la scelta giusta. Sto elaborando le moltissime informazioni raccolte in questi primi mesi di lavoro e continuo a studiare, sempre di più.