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Uno spazio emotivo

di Andrea Venturini
Dossier Compositore, Choraliter 57, gennaio 2019

Dovendo delineare alcuni aspetti della mia produzione corale, desidero soffermarmi sulle composizione sacre degli anni più recenti, che ritengo meglio rappresentare le caratteristiche estetiche, stilistiche e il mio personale mondo espressivo. 

Geburten, composizione del 2004, apre un nuovo corso nella mia produzione musicale per coro: contiene infatti elementi che diverranno caratterizzanti come particolari semiografie musicali, nello specifico la rappresentazione dei valori attraverso linee orizzontali al posto delle note rotonde e la contaminazione del testo sacro con testi poetici declamati (al punto che preferisco definire gran parte della mie composizioni di ispirazione sacra, anziché sacre a tutti gli effetti). Ma è con Kyrie eleison! (Ed. Pizzicato) e con Maternitas tua (Ed. Feniarco) che questo percorso risulta completato, con quella che diverrà una costante delle mie opere, cioè la spazializzazione del suono, proposta inizialmente dai solisti, dall’intero coro nelle composizioni successive. La disposizione spazializzata è intesa come strumento capace di trasformare l’ambiente da contenitore sonoro a spazio emotivo. In questa situazione, l’ascoltatore può godere di una collocazione privilegiata e unica. In queste due opere è ancora possibile ravvisare il tentativo di conciliare, in un’unica composizione, la spinta verso queste tecniche contemporanee, senza rinnegare completamente canoni tradizionali; a fianco della specifica scelta dell’organico spazializzato, della scrittura non mensurale, della scelta di alcuni materiali di base (il parlato, il tritono defunzionalizzato e l’intensivo utilizzo di campi esatonali nonché la parziale radicalizzazione dell’ostinato), penso sia possibile riconoscere molti materiali armonici e l’inserimento di specifici richiami tonali. Mentre da un lato non consento agli elementi moderni di avere il totale sopravvento, cerco contemporaneamente di proiettare fuori dal tempo gli elementi più conservatori. È questo anche il caso degli incisi gregoriani che utilizzo in Maternitas tua e che ancora oggi insisto nell’utilizzare, anche come espediente per affermare la mia “italianità”. 

L’esigenza di poter disporre di un numero sempre maggiore di parti vocali, al fine di consentire una spazializzazione ancor più efficace, mi ha portato alla realizzazione dello Stabat Mater (Ed. Pizzicato) per un organico di quattro voci corali e otto soli spazializzati, in cui complessi procedimenti trovano realizzazione, e di Anthropos, composizione a carattere natalizio per coro a otto voci spazializzate, coro di voci bianche e arpa, commissionatomi dal Torino Vocalensemble per l’associazione Lingotto Musica ed eseguito in prima assoluta a Torino, nel dicembre 2011. Riporto qui di seguito l’autorevole recensione di Antonio Rostagno, noto musicologo, pianista e saggista: 

«Anthropos è una composizione che utilizza testi liturgici e letterari sulla figura del Cristo salvatore (un graduale gregoriano, Dante, Novalis, Unamuno, Milton). Tutto si sviluppa in grandi linee, a tempi larghi, persistendo un colore armonico lievemente cangiante intorno al sol; per dare un’idea, si pensi a una eco rifratta, come attraverso memorie lontanissime, musicalmente tradotta con una incerta alternanza di sol maggiore e minore, affondati e riemergenti da una rete di sonorità estranee. Su questa fascia persistente alcune voci declamano i testi degli autori sopra menzionati. L’approdo di questo percorso sembra essere l’Alleluja conclusivo, dove lo spazio sonoro si allarga attraverso larghe armonie illuminate da un trillo dell’arpa fino al più che fortissimo. Ma in coda giunge una specie di ninna nanna in forma di corale, avviata quasi sottovoce dalle due voci bianche, come proveniente da quel luogo lontano da cui eravamo partiti; il lento corale sfuma in pianissimo e rallentando, sulla pacifica armonia di sol, ora nitida e definitiva». 

L’organico che preferisco e che mi consente di sfruttare al meglio le possibilità offerte dalla spazializzazione è quello a otto voci. È proprio questo l’organico corale, a voci miste, che ho utilizzato nel Pater Noster, vincitore della seconda edizione del Concorso internazionale di composizione "Francesco Siciliani". Anziché prendere in considerazione dettagli di carattere analitico, del Pater Noster vorrei far comprendere l’idea di fondo che mi ha guidato nella sua stesura. Ho interpretato il testo sacro come un percorso in cui la fede avesse modo di manifestarsi gradualmente. Dall’invocazione al Padre, dominata da un primordiale timore e incertezza, sottolineata dalle voci oscillanti e dai portamenti, il discorso musicale è divenuto, via via, più chiaro; l’inquietudine iniziale si è stemperata nell’intima supplica, quasi dolorosa, del nutrimento quotidiano, fino a raggiungere la serenità generata dalla matura consapevolezza della precarietà della condizione umana. In questo percorso si sono inserite le voci che ho immaginato appartenere alla folla dei discepoli, dapprima balbettanti e sussurrate (decl. sul fiato), poi più presenti (decl. intonato), infine sicure e istruite alla preghiera nell’incipit del più noto dei Pater Noster gregoriani. L’insistente richiesta di essere liberati da tutti i mali, termina con il recupero di una dimensione più religiosa nell’Amen conclusivo. 

Sempre il coro frammentato in otto voci, questa volta maschili, a tratti utilizzate come in doppio coro, caratterizza il più recente Child, commissionatomi da 11th World Symposium on Choral Music che si è svolto nell’estate 2017 a Barcellona (Spagna). È stata per me una bella sorpresa essere selezionato dalla commissione artistica di IFCM tra i quindici compositori cui è stato richiesto un brano per il festival corale e ritrovarmi tra nomi di assoluto prestigio come Javier Busto, Bob Chilcott e Eriks Esenvalds! Il tema del festival era “I colori della pace” e ho per questo voluto dedicare Child ai bambini migranti morti nel Mediterraneo. Mi limito a descrivere, molto sinteticamente, il brano. La composizione si apre con un preludio per coro e sax soprano che vuole richiamare la partenza dalle coste africane; al coro, che crea un tappeto sonoro dove vocalizzi e portamenti generano una sensazione di drammatica attesa, si sovrappone il sax che, utilizzando un maquam arabo, intreccia melodie dal chiaro sapore mediorientale. Lo sviluppo del brano prosegue sul testo sacro di In Paradisum, sul quale si inseriscono voci parlate, in modo naturale o sul fiato, declamanti testi, in lingua originale, tratti da Auf den Tod eines kleinen Kindes di Hermann Hesse, The Ocean di Lord Byron e da Giorno per giorno di Giuseppe Ungaretti. Sullo spegnersi dell’incipit dell’antifona gregoriana In Paradisum, il brano si conclude con l’imitazione, da parte del coro, dello sciabordio delle onde marine che si infrangono sulla terraferma, fino a morire. Emozionante ed efficace è stata la prima esecuzione, realizzata dal coro della Germania del nord Sonux Ensemble diretto da Hans Joachim Lustig.

Desidero terminare con qualche parola su una richiesta molto particolare. L’inverno del 2017 non era ancora concluso quando ricevetti una telefonata dalla segreteria di Feniarco. Mi si proponeva di comporre un brano a compendio del progetto Officina corale del futuro. La proposta era molto interessante se non fosse per il fatto che mi si offriva di comporre un’opera a quattro mani! Superata l’idea dello scherzo, chiesi chi sarebbe stato l’altro compositore; appena sentito il nome di Giovanni Bonato, tutto si è prospettato più fattibile e, anzi, stimolante. Conosco e stimo Giovanni da molti anni; il suo stile, le sue composizioni, sono state per me un riferimento e quindi l’invito, seppur curioso, non poteva essere rifiutato. Schio (Vicenza) e Montenars (Udine) non erano mai stati cosi vicini. Per molti giorni ci siamo scambiati, via internet, idee, partiture, consigli, fino ad arrivare, in completa sintonia e reciproco rispetto, al completamento di un brano di larghissimo respiro ma, secondo me, straordinariamente organico. Così è nato Multi unum corpus sumus per ensemble vocale, coro spazializzato e massa corale, su testi di Giorgio La Pira. Ritengo che la prima esecuzione, il 26 aprile 2017 nella basilica di Santa Maria Novella a Firenze, per opera del Coro Giovanile Italiano, oltre trecento coristi dei neonati cori giovanili regionali e da circa settecento corsisti del Festival di Primavera di Montecatini Terme, diretti da Lorenzo Donati, rimarrà un alto momento musicale, a testimonianza di come la coralità possa rappresentare una fenomenale occasione di aggregazione e condivisione.

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